Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 12:28
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Politica

Altro che Bellanova e i titoli di studio: la verità è che il Ministero dell’Agricoltura non ci serve a niente

Immagine di copertina
Il ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova. Credit: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

La polemica sul Ministro dell’Agricoltura, sul suo titolo di studio, i suoi vestiti e il curriculum sta appassionando milioni di Italiani, eppure nessuno sembra farsi l’unica domanda davvero importante: per quale motivo un settore che vale il 2 per cento del PIL nazionale deve avere un ministero?

È così: il settore agricolo vale, per l’Italia, il 2.1 per cento circa del prodotto interno lordo. Un valore molto modesto, se lo confrontiamo con altri settori. Nonostante questo, la storia dell’Unione Europea e dell’Italia repubblicana raccontano frequenti episodi di imposizione delle “battaglie” del settore: dazi, coperture, sussidi, finanziamenti, protezioni dalla concorrenza estera.

 

È questo il motivo per cui il 40 per cento del bilancio dell’Unione Europea è investito in contributi per agricoltura, allevamento e protezione (la famosa “Politica Agricola Comune”), di cui il nostro paese beneficia in modo particolare, insieme a Francia, Germania, e Spagna.

Eppure basterebbe consultare i dati economici, occupazionali e le tendenze di mercato per comprendere che l’agricoltura è un settore in cui non ha senso continuare a promuovere politiche assistenzialiste e protezionistiche, e lo dimostrano i dati stessi.

La verità è che la politica si è servita dell’agricoltura (e viceversa), spesso per fini elettorali: non esiste un settore che sia, in Europa e in Italia, così poco rilevante e così tanto ben organizzato da presupporre un peso elettorale e politico di tale importanza.

Tuttavia, se commercio e terziario crescono, in Italia, senza bisogno di sussidi e di dazi, mentre l’agricoltura ha dimezzato il valore di produzione dagli anni ’60 ad oggi, chi sta sbagliando? Purtroppo è così che funziona così la politica italiana: quasi nessuno prende atto dei cambiamenti della storia, in pochi verificano dati e in pochissimi elaborano proiezioni utili a promuovere politiche pubbliche che guardino al futuro, e non alla conservazione.

Ad oggi servirà a questo il Ministero di Teresa Bellanova: a continuare a promuovere contributi economici alle attività del settore, ad ostacolare la crescita dei paesi in via di sviluppo, che devono contrastare i dazi nelle esportazioni dei loro prodotti, e a continuare a promuovere anacronistiche battaglie contro le nuove tecnologie.

Sarà facile sollevare polemiche con questa opinione, perché non è culturalmente accettabile mettere in discussione lo status quo e dimostrarsi aperti al cambiamento: ciò che importa è non cambiare nulla, mantenere il consenso della classe demografica dominante e non creare troppi problemi alle categorie che possono spostare una piccola parte di consenso.

Insomma, titolo di studio o meno, vestito blu o meno, l’Italia continuerà a dotarsi di un Ministero non indispensabile, che macina milioni di euro di soldi pubblici con migliaia di dipendenti e che continuerà a proporre politiche contro la concorrenza e a favore di un assistenzialismo economico che, come abbiamo visto, semplicemente non funziona.

Non basta quindi dover fare i conti con oltre 2.000 miliardi di debito pubblico, alti tassi di disoccupazione, enormi problematiche su giustizia, trasparenza, istruzione e welfare, per avere una classe politica che abbia il coraggio di concentrare energie e risorse in riforme che guardino al futuro. Una classe politica che sia per gli investimenti e non per i sussidi, che non ostacoli, ma gestisca il cambiamento tecnologico, che guardi allo sviluppo, alla trasparenza, al merito, al domani: quello di cui avrebbe bisogno il Paese.

Ti potrebbe interessare
Politica / ESCLUSIVO TPI – Sahra Wagenknecht ospite della convention del Movimento 5 Stelle
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Ti potrebbe interessare
Politica / ESCLUSIVO TPI – Sahra Wagenknecht ospite della convention del Movimento 5 Stelle
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Politica / Femminicidi, Valditara: "Aumento degli abusi legato anche all'immigrazione illegale" | VIDEO
Politica / Stefania Proietti spodesta Donatella Tesei: "Stimolerò la partecipazione"
Politica / De Pascale stacca Ugolini di 17 punti: "Ora un patto repubblicano col Governo per le alluvioni"
Politica / In Emilia-Romagna e Umbria il centrosinistra fa doppietta. Schlein: "Vittoria delle forze progressiste". Meloni: "Auspico collaborazione"
Politica / Autonomia differenziata, cosa ha detto la Consulta e cosa succede adesso
Politica / "Vuoi eliminare il Garante?": pubblicati i quesiti dell'Assemblea costituente M5S
Politica / Il vicesegretario della Lega Crippa: “Tra Mattarella e Musk sto con Elon”