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Home » Politica

Migranti, Schlein a TPI: “Mi spiace si elogi ancora Minniti. La Libia non è un porto sicuro”

Immagine di copertina

Nel giorno del sesto anniversario della strage di Lampedusa, Elly Schlein, eurodeputata uscente, relatrice della riforma di Dublino per il gruppo S&D che commenta per noi le ultime politiche italiane e internazionali in tema di immigrazione

Migranti, Schlein a TPI: “Mi spiace Lamorgese elogi Minniti”

“Mi auguro sia un cambio di rotta, mi auguro si possano rivedere ed eliminare quei disastrosi decreti sicurezza approvati con Salvini. Non basta disapplicare il decreto sicurezza bis quando si tratta di salvataggi in mare. Certo stiamo vedendo un cambio di atteggiamento, ma non basta. Non bisogna dimenticare che il primo decreto ha cercato di smantellare la protezione umanitaria che discende direttamente dalla Costituzione. E sarebbe bene che la politica arrivasse prima della Corte Costituzionale a ribadirlo”.

Nel giorno del sesto anniversario della strage di Lampedusa, TPI ha intervistato Elly Schlein, eurodeputata uscente, relatrice della riforma di Dublino per il gruppo S&D che commenta per noi le ultime politiche italiane e internazionali in tema di immigrazione con la nuova ministra dell’interno Luciana Lamorgese.

“I decreti hanno attaccato brutalmente il modello di accoglienza diffusa che è l’unico sistema che garantisce un’adeguata distribuzione territoriale delle persone in piccole soluzione abitative con controlli di trasparenza sulla rendicontazione ma anche sulle competenze per chi fornisce l’accoglienza”.

La ministra Lamorgese ha elogiato il lavoro di Minniti in tema migranti e ha ribadito il “non possiamo accoglierli tutti”. Con un accento sul tema rimpatri. 

E’ presto per capire che tipo di orientamento seguirà la nuova ministra, mi dispiace che ci sia ancora un elogio del ministro Minniti che hanno avuto gravi conseguenze. Posto che è positivo che non ci sia più un ministro che fa propaganda dal Viminale sulla pelle delle persone più deboli, c’è da guardare avanti.

Partiamo da questa nuova maggioranza, mi auguro che colga la possibilità di rimediare a due enormi occasioni mancate della passata legislatura: quella di cambiare la Bossi-Fini che è una legge criminogena, una legge che crea illegalità, magari fornendo un permesso di soggiorno temporaneo per chi cerca lavoro nel nostro Paese.

Attualmente, non ci sono vie legali e sicure alternative al rischiare la vita in mare arricchendo le reti dei trafficanti di esseri umani.

E l’altra occasione mancata?

L’altra grande occasione mancata è quella dello ius soli, sul quale vedo che si sta timidamente riaprendo un dibattito. Una riforma di civiltà. Non si può pensare di fare inclusione sociale negando diritti e identità.

La partita più delicata per la nuova ministra la giocherà il 7 e l’8 nel Lussemburgo per farsi approvare il pre-accordo di Malta.

Come commenta le affermazioni della ministra Lamorgese riguardo l’intenzione di non intervenire sul lavoro della guardia costiera libica in zona sar libica?

Non sono assolutamente d’accordo. Già all’epoca mancavano i presupposti chiari affinché la Libia potesse dichiarare una sua zona di ricerca e soccorso. Tra i presupposti non sono c’è il fatto che la Libia non aderisce alla Convenzione di Ginevra, ma anche il fatto che la Guardia costiera libica non è definibile tale, anche a detta degli esperti. Non è in grado. Anche l’accordo di Malta continua a sostenere un corpo che secondo alcune inchieste giornalistiche è anche pesantemente infiltrato da milizie, e che ha dimostrato in più occasioni di non rispettare i diritti fondamentali delle operazioni.

Recentemente abbiamo avuto notizia di una persona che è stata riportata in Libia ed è stata successivamente uccisa. Basterebbe questo. Non possiamo chiudere un occhio su questo. Continua a violare il principio del non-respingimento.

In un giorno di commemorazione come questo possiamo pensare che l’Italia ricominci a salvare la gente in mare ma per la Libia forse possiamo ancora parlare di respingimenti.

Le persone stanno proprio scappando da quel contesto. Lo dicono tutte le testimonianze. Per questo fare in modo che siano riportati nel paese da cui scappano nega alla radice il loro diritto fondamentale di richiedere protezione internazionale. Diritto garantito dal trattato di Ginevra ma anche dai trattati europei ma anche dalla nostra Costituzione all’articolo 10.

Accordo di Malta raggiunto a la Valletta: è cambio di rotta?

A Malta mi sembra che si sia registrata una volontà politica da parte di alcuni paesi di provare a mettere in campo una soluzione quantomeno temporanea che sia più europea. Questo non può che essere positivo. Ma vedo enormi criticità. Bene la situazione temporanea perché c’è un’urgenza dato che le persone stanno continuando ad arrivare e c’è bisogno di tutele, ma non facciamo sì che questo ritardi in alcun modo dell’unica soluzione strutturale che è la riforma del regolamento di Dublino.

Ricordiamo che sulla riforma non è necessaria l’unanimità, perché è già stata approvata dal parlamento europeo a larghissima maggioranza, basterebbe che il consiglio l’approvasse a maggioranza qualificata. Vorrei che la nuova volontà di questi stati membri si manifestasse proprio sul terreno della riforma del regolamento di Dublino..

L’altra criticità pesante dell’accordo di Malta è che riguarderebbe solo coloro che arrivano con le navi che operano salvataggi in mare e non si capisce perché non anche le altre persone che arrivano con sbarchi ancora più pericolosi.

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