Caso migranti in Albania, Elon Musk attacca i giudici italiani: “Devono andarsene”
“Questi giudici devono andarsene”. Così Elon Musk commenta su X la notizia della mancata convalida da parte del Tribunale di Roma del trattenimento di sette migranti trasferiti dalle autorità italiane nei centri temporanei italiani su territorio albanese.
Musk lo scrive in un commento a un post condiviso da Mario Nawfal, noto imprenditore australiano del settore criptovalute, nonché amico del proprietario di X.
Le parole di Musk non sono piaciute a consigliere laico del Csm, Ernesto Carbone, che le ha definite “pericolose”. “Questi nuovi oligarchi che sfruttano mondi nuovi (come lo spazio, l’etere, i social e le nuove tecnologie) per controllare la politica mondiale sono un pericolo per la democrazia”, lamenta Carbone. “Dopo un’incursione nella politica tedesca oggi il giurista Elon Musk entra in modo violento criticando un potere delle Stato. Tutto questo è inaccettabile ma soprattutto pericoloso”, ha aggiunto.
Ieri, lunedì 11 novembre, i giudici capitolini non hanno convalidato il trattenimento in Albania di sette migranti egiziani e bengalesi che erano stati intercettati dalla Guardia Costiera italiana a sud di Lampedura. I richiedenti asilo così sono stati portati in Italia, per la precisione a Brindisi.
La sezione immigrazione del Tribunale di Roma – di fronte al recente decreto sui Paesi sicuri, emanato dal Governo, proprio per tentare di scongiurare il veto della magistratura – ha sospeso il proprio giudizio rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea.
Musk è stato il principale finanziatore della campagna elettorale di Donald Trump, che ha recentemente vinto le presidenziali Usa facendo leva proprio sulle sue proposte di tolleranza zero verso l’immigrazione clandestina.
Il fondatore di Tesla e Space X in passato ha più volte elogiato pubblicamente la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e aveva preso le difese del vicepremier Matteo Salvini nel processo che lo vede imputato a Palermo per sequestro di persona nell’ambito della vicenda Open Arms.