Meloni critica il Manifesto di Ventotene, la dura replica di Fornaro: “Si inginocchi, offese la memoria e la storia” | VIDEO

Il deputato del Partito Democratico ha duramente replicato alle dichiarazioni del presidente del Consiglio alla Camera
È una replica durissima quella che Federico Fornaro, deputato del Partito Democratico, ha fatto alla Camera in risposta alle dichiarazioni della presidente del Consiglio, la quale aveva attaccato il Manifesto di Ventotene affermando: “Non è questa la mia idea di Europa”. Il parlamentare ha preso la parole e attaccato duramente la premier: “Non è accettabile fare la caricatura di quegli uomini. Lei presidente Meloni siede in questo Parlamento anche grazie a loro, questo è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qua grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici. Si inginocchi la presidente del Consiglio di fronte a questi uomini e queste donne, altro che dileggiarli. Vergogna”.
Oggi la #Meloni ha fatto qualcosa di vergognoso. Mai vista una cosa simile. Si è messa a dileggiare i padri fondatori dell’Europa e il manifesto di #Ventotene. Dovrebbe solo sciacquarsi la bocca pronunciando i nomi di Altiero #Spinelli, Ernesto #Rossi ed Eugenio #Colorni! Grazie… pic.twitter.com/eAG3XLBoMo
— Alessia Morani (@AlessiaMorani) March 19, 2025
“Nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa” aveva dichiarato Meloni nel suo intervento. La premier, poi, aveva letto “a beneficio di chi ci guarda da casa e per chi non dovesse averlo mai letto” – alcuni passaggi del Manifesto, scritto nel 1941 dagli antifascisti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, di fronte al litorale laziale.
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“La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista”; “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso”; “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente”; “Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro di sé uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni”; “La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”.
E ancora: “Il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma dalla coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle informi masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia”.