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Meloni attacca Scurati, la replica dello scrittore: “Questa è una violenza. Chi esprime un pensiero deve pagare un prezzo?”

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Meloni attacca Scurati, la replica dello scrittore: “Questa è una violenza”

Botta e risposta tra Giorgia Meloni e Antonio Scurati: lo scrittore, infatti, ha replicato alla premier, che aveva giustificato la cancellazione del suo monologo parlando di problemi economici.

Sui social, infatti, la presidente del Consiglio aveva scritto: “La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo”. Per smentire la censura della Rai, quindi, Giorgia Meloni aveva pubblicato il testo integrale del monologo di Antonio Scurati.

Successivamente è arrivata la replica di Antonio Scurati, letta in diretta anche da Serena Bortone, conduttrice di Che Sarà, il programma che avrebbe dovuto ospitare il monologo dello scrittore.

“Gentile Presidente, leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa riconosce di non sapere “quale sia la verità” sulla cancellazione del mio intervento in Rai. Ebbene, la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno” scrive Scurati.

E ancora: “Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Io ho solo accolto l’invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto. La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a “motivazioni editoriali”, come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale ora pubblico. Il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo”.

Lo scrittore, quindi, conclude: “Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?”.

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