Il ritorno della Lega al Viminale, Salvini: “Lavoriamo sui dossier aperti, come le pistole taser alla Polizia”
Salvini: “Contento per Molteni al Viminale”
La nomina di Nicola Molteni a sottosegretario del Viminale sembra un déjà vu: il leghista è stato già viceministro quando agli Interni c’era Matteo Salvini, è stato uno dei protagonisti dell’era dei “porti chiusi” e ha lavorato dietro le quinte alla scrittura dei decreti sicurezza. Ieri Salvini ha salutato così il suo ritorno parlando ai cronisti fuori dal Senato: “La presenza della Lega al ministero dell’Interno è una garanzia per l’Italia e per gli italiani”.
I dossier che l’ex ministro ha detto di voler rilanciare con Molteni sono quelli di pubblica sicurezza, “rimasti sul tavolo” dopo l’uscita dal Viminale ad agosto 2019. Tra questi, la dotazione per le forze dell’ordine di “pistole a impulso elettrico“. “Sono contento da che oggi pomeriggio un uomo di legge come l’avvocato Molteni torni al Viminale, perché di alcuni dossier non si ha più notizia – ha dichiarato Salvini – penso al taser, uno strumento che servirebbe non solo alle forze dell’ordine, ma anche al sistema Italia”, e su cui anche il neo sottosegretario ha posto l’accento ieri, ricordando che la Lega fece partire una sperimentazione poi rimasta bloccata.
In realtà fu la stessa Lamorgese a firmare il decreto che aggiunge le pistole elettriche all’elenco delle armi in dotazione, ma la prima gara non andò a buon fine. L’altra dovrebbe svolgersi a marzo. Poi, appunto, ci sono i decreti sicurezza. Il nuovo sottosegretario, che ha sempre difeso con orgoglio quelle norme e fino a un mese fa aveva diffuso un meme del ministro Lamorgese con la scritta “governo clandestino“, ha dichiarato che i decreti “per l’80 per cento sono ancora in vigore” e che “i porti vanno difesi, come il confine e come le frontiere, come fanno tutti gli altri paesi europei”.
Ma sulla possibile reintroduzione dei provvedimenti rimossi dalla maggioranza Pd-M5S – su input del Capo dello Stato Sergio Mattarella – ha affermato: “La decideranno i segretari di partito con il presidente del Consiglio”. Dal canto suo la ministra intende tenere la delega all’immigrazione, e non ha in programma di cambiare le norme sugli sbarchi. Lamorgese ha fatto notare, a chi ha tentato di raggiungerla, che la linea in questo settore è affidata al ministro e non a un a un sottosegretario, ed è comunque di competenza del governo nella sua interezza.
Inoltre non è scontato che sia affidata a Molteni nemmeno la delega alla pubblica sicurezza, considerata la presenza di altri due viceministri (Ivan Scalfarotto di Iv e Carlo Sibilia del M5S), ma in area dem la preoccupazione è alle stelle. “Il problema non è la mia mancata riconferma, ma il fatto che non ci sia al Viminale un rappresentante del Pd”, ha fatto notare a Repubblica Matteo Mauri, il deputato del Pd autore delle modifiche ai decreti sicurezza di cui adesso Molteni ha preso il posto. “Il nuovo decreto immigrazione e la regolarizzazione dei migranti hanno necessità di una delicatissima fase di attuazione. Il ritorno in grande spolvero della Lega, in questo senso, non può che lasciarmi perplesso“, ha osservato.
Perplessità condivisa da altri esponenti di centro-sinistra, tra cui la responsabile dem per i diritti Monica Cirinnà e il parlamentare di Leu Erasmo Palazzotto, per cui l’uscita definitiva della sinistra in favore di un ritorno della Lega è “un errore politico”. Secondo il deputato uscito da Sinistra italiana per votare la fiducia a Draghi “non resta che sperare nell’equilibrio della ministra Lamorgese”.