Mariolina Castellone a TPI: “Il Pd ora scelga da che parte stare”
“I dem finora non sono stati coerenti nelle loro posizioni. Con Schlein registriamo convergenze ma una parte dei suoi non ci vede di buon occhio. Una cosa è certa: noi non cambieremo idea né sulla guerra né sui termovalorizzatori”. Parla la senatrice M5S
“Il dialogo tra il M5S e il Pd prosegue seppur con qualche difficoltà ma sono i dem a dover decidere una volta per tutte quale linea politica seguire”. Lo afferma Mariolina Castellone, già capogruppo dei 5 Stelle a palazzo Madama e oggi vicepresidente del Senato, che a TPI parla non solo della possibile alleanza con il Partito Democratico ma anche di temi assai cari al Movimento.
Schlein è stata criticata dalla minoranza del Pd per aver partecipato alla vostra manifestazione contro la precarietà: questo può rimettere in discussione una possibile alleanza?
«Nel Pd evidentemente c’è ancora una componente del partito che non vede di buon occhio la convergenza che recentemente stiamo registrando su diversi temi. Il M5S è stato molto coerente, in questi anni, a portare avanti battaglie identitarie e temi che abbiamo provato a mettere al centro dell’agenda politica già quando eravamo al governo con i dem. Penso per esempio al salario minimo, alla transizione ecologica, agli investimenti per la sanità pubblica, temi sui quali abbiamo constatato una posizione da parte del Pd non sempre lineare e coerente con quella che dovrebbe essere la linea di un fronte progressista. Adesso questa convergenza la registriamo e credo sia importante per il Paese che più forze politiche trovino una sintesi per difendere insieme temi cruciali».
A finire sotto accusa sono state soprattutto le parole di Beppe Grillo sulle “brigate di cittadinanza”.
«Si tratta di attacchi strumentali, anche perché sono parole che Beppe Grillo aveva pubblicato sul suo blog già nel 2022 in un articolo il cui titolo era proprio “brigate di cittadinanza” e nessuno aveva detto nulla. Io credo che queste parole siano state strumentalizzate per coprire il messaggio che proveniva da quella piazza. Avevamo giovani che chiedevano di avere una prospettiva di futuro che oggi non hanno, lavoratori con salari da fame, ricercatori precari da decenni che chiedono giustizia. Gli attacchi sono arrivati anche da chi, nel Governo e nella maggioranza, ha utilizzato parole molto più gravi, penso alle tasse definite “pizzo di stato” dalla Meloni, penso alla “sostituzione etnica” del ministro Lollobrigida, al “metadone di Stato usato in riferimento al Rdc. Queste sì che sono parole gravi e offensive».
L’elezione di Elly Schlein come segretaria ha favorito il ritorno del dialogo tra Pd e M5S: tuttavia tra i dem vi sono ancora molti esponenti che non vedono di buon occhio un’alleanza.
«Al di là del segretario di turno, il Pd deve fare chiarezza sulla scelta della linea che vuole seguire e sui temi che vuole difendere. Nella scorsa legislatura noi abbiamo presentato un disegno di legge sul salario minimo, abbiamo provato a votarlo in commissione anche insieme al Pd e in quella fase non abbiamo avuto l’appoggio dei dem. È importante, quindi, che a prescindere dal segretario, il Pd decida qual è la linea che intende seguire».
Conte ha sottolineato le difficoltà di un’alleanza strutturale con il Pd, Fico si è augurato la nascita di un nuovo governo giallorosso. Anche al vostro interno ci sono posizioni diverse sul dialogo con i dem?
«Conte e Fico hanno detto la stessa cosa: noi manteniamo la nostra identità portando avanti quelle che sono le nostre battaglie. Se su alcuni di questi temi c’è convergenza, ben venga che si aggreghino altre forze politiche progressiste. Noi abbiamo una carta dei principi e dei valori che ci inquadra in un fronte progressista nel quale ci sentiamo a nostro agio. Poi, sui temi, ogni forza politica può avere una sensibilità un po’ diversa. Se le altre forze politiche vogliono appoggiarci su alcune battaglie bene. Di sicuro non facciamo alleanze per convenienza».
Questo vale anche per Renzi e Calenda?
«Lì si registrano più differenze, su tanti temi siamo molto distanti da Renzi e Calenda. Siamo soprattutto distanti da quel modo di fare politica che sembra indirizzato solo ed esclusivamente ad attaccare una forza politica, in particolare la nostra forza politica. Non c’è un’intervista di Renzi o di Calenda in cui non si attacchi il presidente Conte o il M5S. Ci sono forze politiche che hanno l’obiettivo di distruggere gli altri, noi intendiamo costruire».
Su alcuni temi, come la guerra in Ucraina o l’inceneritore di Roma, le differenze con il Pd sono profondissime. È possibile trovare una sintesi?
«Guardi, ha citato due temi su cui la nostra posizione è chiara e non negoziabile. Sulla guerra abbiamo detto sin dall’inizio del conflitto che bisognava costruire un percorso diplomatico che portasse ad un tavolo negoziale che non è mai partito. È il Pd che deve decidere se continuare a mantenere la sua posizione oppure prendere atto che avevamo ragione noi quando dicevamo che non possiamo abbandonarci a un’escalation bellicista senza via d’uscita. Stessa cosa sulla questione dell’inceneritore di Roma: come si può parlare di inceneritori e poi, allo stesso tempo, di transizione ecologica? Sono cose che vanno in contrasto. Noi siamo coerenti con le posizioni che abbiamo sempre avuto, chi forse deve chiarire da che parte stare sono gli altri. Ricordo sommessamente che nel programma del Conte II, sottoscritto dal Pd, c’era un secco no agli inceneritori».
Il Pd ha annunciato una manifestazione sull’autonomia differenziata contro la quale voi vi battete da tempo.
«Da mesi diciamo che questo progetto è antistorico per varie ragioni. La prima è che dopo una pandemia, con la crisi energetica e una guerra alle porte dell’Europa abbiamo disuguaglianze che sono le più grandi di sempre. La politica dovrebbe lavorare per ridurle e non per aumentarle. Noi siamo contrari a questo progetto per molteplici motivi. Lo stiamo dicendo da mesi e ben venga che anche il Pd abbia deciso chiaramente da che parte stare. Inizialmente, infatti, anche su questo tema qualche titubanza l’abbiamo registrata visto che una delle tre Regioni che all’inizio aveva chiesto più autonomia era l’Emilia-Romagna del presidente Bonaccini».
Uno dei temi più cari al M5S è quello relativo al Pnrr. Cosa pensa dei ritardi accumulati dal governo?
«Il Pnrr è il più grande piano di investimenti pubblici che l’Italia abbia mai avuto. Abbiamo a disposizione più di 200 miliardi di euro ottenuti dal presidente Conte in Europa e secondo noi di quei soldi non va sprecato un euro. Sentir dire che questo piano non è necessario è una follia, visto che in esso ci sono gli asili nido, il tempo pieno a scuola, la sanità territoriale e tutto quello che serve al nostro Paese. Molti progetti non verranno realizzati, lo dicono i dati. La cosa più triste è che il governo, anziché assumersi le responsabilità dei ritardi, prova a fare da scaricabarile. Se non ci fosse il Pnrr noi saremmo in stagnazione o addirittura in recessione, lo dice il Def scritto da questo governo».
Recentemente il governo ha avuto più di un inciampo. Non crede che un’opposizione più compatta potrebbe mettere ancora di più in crisi la maggioranza?
«Noi come opposizione stiamo facendo del nostro meglio. Questa è una maggioranza allo sbando e lo vediamo da come si comporta in aula e in commissione. Emerge un enorme attaccamento al potere, ma nella realtà stanno esplodendo contraddizioni e posizioni inconciliabili all’interno della maggioranza stessa e dell’Esecutivo».
Lei oltre a essere un’esponente politico è un medico: in che stato versa la sanità pubblica?
«In questo momento noi abbiamo un’emergenza da affrontare che è quella delle liste d’attesa perché a causa del Covid abbiamo accumulato ritardi nelle visite mediche. Oggi purtroppo stiamo registrando un incremento delle malattie perché non abbiamo fatto gli screening e quando le persone scoprono di avere una malattia non possono più curarla. E questo fa la differenza tra la vita e la morte delle persone. Il governo dovrebbe capire che è prioritario intervenire sulle liste d’attesa e per farlo serve assumere personale sanitario, questa è l’emergenza che abbiamo».