Marco Travaglio contro Matteo Salvini: il durissimo editoriale del giornalista al leader della Lega
Nel suo consueto editoriale, il giornalista ha attaccato duramente l'ex ministro dell'Interno definito senza giri di parole un "ca**aro"
Marco Travaglio contro Matteo Salvini: il durissimo editoriale del giornalista
Nel suo consueto editoriale, Marco Travaglio si scaglia nuovamente contro Matteo Salvini, definito ancora una volta un “ca**aro”.
Travaglio ha scritto il suo editoriale all’indomani del voto favorevole da parte della Giunta dell’immunità del Senato alla richiesta di autorizzazione a procedere richiesta dal tribunale dei ministri di Catania nei confronti del leader della Lega.
L’ex ministro dell’Interno, infatti, ha chiesto di farsi processare dopo, come scrive Travaglio, “aver chiesto per due mesi di non essere processato”. Una contraddizione che, secondo il giornalista, rende Salvini “Coerente come un budino sfatto, tetragono come un sacco vuoto, lineare come un arabesco”.
“Ora, pretendere un po’ di fermezza da un politico è il minimo – scrive Travaglio – Ma pretenderla da un ca**aro è inutile”.
“Anche perché ha allevato, sui social e in piazza, una genia di cazzari che parlano di tutto con la sua stessa enciclopedica incompetenza. E lo applaudono a prescindere, qualunque cosa dica. ‘Non processatemi!’: clap clap. ‘Processatemi!’: clap clap. ‘Mangio’: clap clap. ‘Digiuno’: clap clap. Anche le tragedie, appena passano dalla sua bocca, diventano farse. Ma la gente stenta ad accorgersene, perché i media continuano a prenderlo sul serio. E lo farebbero anche se indossasse la divisa da clown, con la pallina rossa sul naso”.
“Ieri, per dire, s’è paragonato a due arrestati famosi: Giovanni Guareschi e Silvio Pellico (ma voleva dire Pelvico, visto il girovita che si ritrova). E ha annunciato che scriverà Le mie prigioni 2.0”.
“Poi, al verbo ‘scrivere’ applicato a sé medesimo, gli è scappato da ridere: ‘Farò un nuovo format televisivo’. Come Corona. Naturalmente il rischio che venga arrestato è pari a zero. La custodia cautelare, per un parlamentare, richiede l’autorizzazione del Parlamento (che la negherebbe unanime, per non regalargli altri martirii). E comunque i giudici non l’hanno mai chiesta”.
“Per arrestare uno prima del processo, occorrono, oltre ai gravi indizi di colpevolezza, le esigenze cautelari. Cioè almeno uno dei tre pericoli canonici: fuga all’estero (purtroppo altamente improbabile), inquinamento delle prove (e qui non c’è nulla da inquinare: i fatti, cioè il blocco della Gregoretti nel porto di Augusta, sono avvenuti alla luce del sole, in mondovisione) e reiterazione del reato (impossibile perché l’imputato non è più ministro dell’Interno)”.
“Quindi la galera potrebbe toccargli solo in caso di condanna definitiva, per giunta a una pena superiore ai 4 anni: due eventualità leggermente più remote del ritorno di Renzi a Palazzo Chigi, anche se la presenza dell’avvocata Bongiorno come difensore di Salvini potrebbe essergli fatale. E comunque, casomai, se ne parlerebbe tra 8-10 anni, quando nessuno si ricorderà più di quel ca**aro che, per misteriosi motivi, nel 2020 superava il 30% dei consensi. Ma a quel punto ci toccherà proteggerlo dalla furia degli ex leghisti armati di cappi, roncole e monetine”.