Mara Carfagna si candida con Calenda: “Azione è l’unico partito che vuole Draghi premier”
Mara Carfagna si candida con Azione di Carlo Calenda
Dopo l’addio a Forza Italia, la ministra del Sud Mara Carfagna si candida con Azione perché il partito di Carlo Calenda è “l’unico a dire apertamente che Mario Draghi sarebbe il premier ideale”.
In un’intervista a Il Corriere della Sera, Mara Carfagna ufficializza la sua decisione di correre alle politiche con Azione perché “è l’unica proposta politica capace di salvare il paese da una nuova stagione di estremismi”.
Secondo la ministra il partito guidato da Carlo Calenda “ha una proposta europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale, capace di dire la verità agli elettori, di prendere impegni seri e poi di rispettarli fino in fondo, e quindi in sintonia con ciò in cui credo da sempre”.
L’ex esponente di Forza Italia, poi, spiega che vorrebbe “Mario Draghi premier anche nella prossima legislatura. E i sondaggi ci dicono che oltre metà degli italiani, compresi tanti elettori del centrodestra, la pensa allo stesso modo”.
“Mi candido con Azione anche perché è il solo partito a dire apertamente che Draghi sarebbe ancora il premier ideale. Se questo non dovesse accadere, il nostro compito è continuare ad applicare il metodo di lavoro sperimentato fino al 20 luglio: pragmatismo, serietà, capacità di decidere” aggiunge la ministra.
“Gli estremismi fanno bene il primo lavoro e fanno malissimo il secondo – aggiunge Mara Carfagna – Le storie parallele del M5S e della Lega, votatissimi nel 2018 e poi naufragati dal Papeete in poi, ce lo confermano. L’Italia alle con la crisi del gas, l’Italia dove cala il potere di acquisto, della disoccupazione record, degli investitori che fuggono, ha bisogno di gente che sappia governare. Meloni sotto questo profilo è quantomeno un’incognita”.
Sulle possibili interferenze russe sulla politica italiana, la ministra afferma: “Nel 2018, il Contratto di governo stipulato dalla Lega con i Cinque Stelle definiva la Russia “interlocutore strategico”. Le relazioni di Salvini e Meloni con Viktor Orbán, che in questo momento è una sorta di quinta colonna russa in Europa, non sono mai state interrotte. L’ambiguità è nei fatti, non è un’opinione, e ogni timore è fondato”.