Manovra economica: via libera del Senato, il governo incassa la fiducia
Nessuna sorpresa per l'esecutivo Conte, che ottiene il voto favorevole di Palazzo Madama: ora il testo passa alla Camera
Manovra economica: via libera del Senato, il governo incassa la fiducia
Il governo incassa la fiducia del Senato e ottiene, così, il via libera alla manovra economica, che ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva.
La manovra economica ha ricevuto il voto favorevole di 166 senatori, mentre i no sono stati 128.
Gianluigi Paragone del M5S, così come aveva anticipato, ha votato no alla fiducia al governo Conte bis.
L’esecutivo guidato da Giuseppe Conte ha ottenuto prima la fiducia sul maxi emendamento, che ha sostituito la prima parte del disegno di legge, e poi il voto favorevole sul provvedimento.
La fiducia è stata anticipata dalle dichiarazioni di voto dei vari esponenti politici. Tra gli interventi, anche quello di Matteo Renzi.
Il fondatore di Italia Viva si è rivolto all’esecutivo chiedendo di tornare su provvedimenti come sugar tax e plastic tax.
“Chiediamo al governo un cambio di passo perchè il 2020 sia l’anno in cui si torna ai livelli di crescita visti in passato, La stabilità non può essere immobilismo per questo Italia Viva, dopo le regionali in Emilia Romagna, proporrà un intervento shock per far ripartire i cantieri” ha affermato Renzi.
Rivolgendosi verso i banchi della Lega, invece, l’ex premier ha affermato: “Ai colleghi della Lega dico che credo alle parole dei loro capi, forse più io che loro. se davvero hanno voglia di essere seri e responsabili verso questo parlamento, il piano shock sui cantieri è a loro disposizione”.
La giornata, tuttavia, è stata soprattutto contraddistinta dal duro scontro che si è tenuto nella mattinata di lunedì 16 dicembre a Palazzo Madama sulla questione della liberalizzazione della cannabis light.
Il provvedimento, presentato dal senatore 5 Stelle Matteo Mantero, era stato approvato dalla maggioranza in commissione Bilancio, ma è stato stralciato dal maxi emendamento presentato dall’esecutivo perché giudicato “inammissibile” dalla presidente del Senato per “estraneità di materia”.
A chiedere il vaglio dell’ammissibilità era stata la Lega, che aveva annunciato una battaglia insieme a Fratelli d’Italia sulla norma.
La scelta della presidenza del Senato ha scatenato una vera e propria bagarre in aula.