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Home » Politica

Le tasse agitano il Governo. Giorgetti: “Nella manovra chiederemo sacrifici a tutti”

Immagine di copertina
Credit: AGF

“Approveremo una Legge di Bilancio in cui saranno chiesti sacrifici a tutti”. Lo dice il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in un’intervista pubblicata ieri, giovedì 3 ottobre, dall’agenzia di stampa statunitense Bloomberg. Parole che hanno provocato fibrillazioni nella maggioranza di governo e che hanno avuto un contraccolpo anche a Piazza Affari, che ha chiuso la giornata a -1,5%, peggior listino in Europa.

Giorgetti stava rispondendo a una domanda sull’eventuale contributo volontario che l’esecutivo avrebbe in programma di chiedere alle banche, come forma lieve di tassa sugli extraprofitti.

Extraprofitti, precisa il ministro, “è un termine scorretto”. L’idea del Mef è quella di “andare a tassare i profitti di chi li ha fatti, le rendite di chi le ha fatte”. “È uno sforzo – spiega Giorgetti – che tutto il sistema Paese deve fare: privati, piccole, medie e grandi aziende, e soprattutto la Pubblica amministrazione, che sarà chiamata a essere molto più performante e produttiva”.

“Non ci sarà la replica della discussione sugli extraprofitti delle banche”, sottolinea, ma “una chiamata di contribuzione per tutti, non semplicemente per le banche. Ma sarà ragionata e razionale”. E quando gli viene chiesto se sarà coinvolto anche il settore della difesa, che negli ultimi due anni ha registrato ricavi in forte crescita, risponde: “Evidentemente sì”.

“Le aziende non fanno beneficenza, i contributi volontari non esistono”, insiste il ministro dell’Economia. “Esiste l’articolo 53 della Costituzione che prevede che tutti contribuiscano in base alle loro possibilità. Si tassano i profitti a chi li ha fatti, gli utili vanno determinati in modo corretto e sono convinto che alla fine troveremo una soluzione equilibrata”.

E ancora: occorre “verificare che tutti facciano la propria parte”. Ad esempio, coloro a cui si rivolge il concordato preventivo “devono accettare l’idea che devono dichiarare di più rispetto al passato, per mettersi in regola con il Fisco”.

Secondo indiscrezioni di stampa (non confermate da Palazzo Chigi), l’intervista di Giorgetti ha irritato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che non era informata dell’uscita pubblica del ministro. Intanto, però, il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, mette in chiaro: “Forza Italia è sempre stata e rimane contraria ad innalzare la tassazione”, mentre il sottosegretario al Mef Federico Freni, leghista come Giorgetti, prova a gettare acqua sul fuoco: le tasse, assicura, “non fanno parte del Dna di questo governo, lo abbiamo detto due anni fa e lo ribadiamo, evitiamo boutade”, dice.

Nella serata di ieri fonti del Ministro hanno puntualizzato che nella manovra si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli esterne affinché contribuiscano con modalità sulle quali è in corso un confronto. Non sarebbe invece allo studio nessuna nuova tassazione per gli individui, mentre per le aziende più piccole si continuerà a far leva sul concordato biennale preventivo. Secondo il quotidiano La Repubblica, Giorgetti pensa a un’addizionale selettiva e progressiva sull’Ires, l’imposta sui redditi delle società, oggi pari al 24%.

Nell’intervista a Bloomberg, il ministro ha rimarcato che la prossima Legge di Bilancio avrà un’impostazione “seria, prudente e responsabile”. “Noi siamo impegnati in un percorso particolarmente esigente per il rientro, abbiamo annunciato che scenderemo sotto il 3% nel 2026, mentre altri come la Francia lo faranno nel 2029”, ha detto.

La manovra dovrebbe aggirarsi attorno ai 25 miliardi di euro. La conferma delle due misure centrali della scorsa finanziaria – ossia il taglio del cuneo fiscale fino a 35mila euro e la riduzione a tre delle aliquote Irpef – assorbiranno circa 15 miliardi. Sul tavolo c’è l’ipotesi di estendere il taglio del cuneo ai redditi fino a 60mila euro, operazione che costerebbe tra i 2,5 e i 4 miliardi), inoltre si punta ad aumentare i fondi per la sanità. Altri 10 miliardi di euro dovranno invece essere recuperati per rispettare i vincoli sul deficit imposti dal nuovo Patto di Stabilità europeo.

Una leva che il Governo intende utilizzare è quella delle privatizzazioni: “Abbiamo già in cantiere alcune operazioni”, ha confermato Giorgetti a Bloomberg, “sarà un autunno-inverno particolarmente denso, andremo sulla tranche di Poste già annunciata, poi ci sarà un’altra di Mps. In questo programma definito di privatizzazioni in realtà noi stiamo mettendo ordine e razionalizzando quelle che sono le forme di intervento dello Stato”.

Il Mef definisce invece “fuorviante” la notizia dell’aumento delle accise sul diesel, che sembrava previsto dal Piano strutturale di Bilancio di medio termine 2025-2029 pubblicato nei giorni scorsi. In una nota il Tesoro ricorda che “sulla base degli impegni Pnrr, delle raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i sussidi ambientali dannosi “. Secondo il Ministero dell’Economia, è allo studio “un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise” ma “l’intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due”.

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