Manifestazione Pd Roma, dem in piazza contro il governo. Martina: “Serve un nuovo Pd per una nuova sinistra”
Il 30 settembre la mobilitazione a piazza del Popolo. Ci sono tutti i big del partito, ma le spaccature interne non sono ancora sanate
Sono migliaia i militanti del Partito Democratico che si sono riuniti, domenica 30 settembre, in piazza del Popolo a Roma, per partecipare alla manifestazione contro il governo M5S-Lega. Treni speciali e duecento pulmann sono arrivati da tutta Italia. Secondo gli organizzatori in piazza, dove sono sventolate bandiere tricolori e del’Unione Europea, ci sono 70mila persone.
“A maggio dobbiamo essere in campo, forti e aperti, a dare battaglia perchè non c’è futuro se non in Europa”, ha detto Maurizio Martina, segretario Pd, dal palco. “Per tutte queste ragioni serve un nuovo Pd per una nuova sinistra”, ha aggiunto. “Non servono tifosi ma una comunità che senta su di sè questo impegno. Democratiche e democratici vi chiedo, vi prego, insieme! Ci sono cose che non puoi raccontare agli altri ma devi praticare”.
Dalla piazza, dove risuonavano l’inno di Mameli e Bella Ciao, si è più volte levato il coro “Unità, Unità!”.
“Non pronuncerò una parola sull’unità perché quando sei dirigente ci sono cose che non devi dire agli altri ma devi praticarle. A noi serve una svolta, perché contro questa destra non basta quello che siamo stati finora”, ha aggiunto il segretario.
“Da questa piazza io voglio dire a tanti elettori del centrosinistra che il 4 marzo non ci hanno votato: abbiamo capito. Adesso, però, ci date una mano perchè l’Italia non può andare a sbattere per colpa di questi che governano in modo folle. Abbiamo capito la lezione, voltiamo pagina, guardiamo avanti. L’antidoto a tutto questo siete voi. Avete dato una lezione a tutti noi”, ha continuato tra gli applausi.
“Questa e la piazza del risveglio democratico, è la piazza della speranza, del cambiamento, della fiducia, dell’orgoglio, del futuro”, ha aggiunto, felice per avare scongiurato il flop pronosticato da Salvini che aveva parlato di “quattro gatti”.
“Se avete a cuore la sicurezza e la democrazia dimostrate di voler combattere la xenofobia e il razzismo. Altro che andare a cena con qualche organizzazione che andrebbe chiusa. Noi siamo figli della Resistenza e non ce lo dimentichiamo”, ha detto Martina, riferendosi alla fotografia circolata nei giorni scorsi che ritraeva Matteo Salvini a tavola con esponenti di CasaPound.
Matteo Renzi, ex segretario e sentore del Pd, arrivato in piazza del Popolo ha salutato con un abbraccio Martina e Gentiloni.
“È giusto stare in piazza contro questo Governo. Questi incompetenti mettono a rischio l’economia. Prendono in giro i loro elettori, perchè non manterranno comunque le promesse. Offendono gli altri cittadini, insultando chi la pensa diversamente”, aveva scritto su Facebook l’ex-segretario mentre preparava l’arrivo nella Capitale. “È organizzare forme di resistenza civile contro la deriva venezuelana di Di Maio e Salvini. L’Italia è stata resa grande dal lavoro, dal sudore, dalla fatica e non dall’assistenzialismo. Non lasciamo il futuro a chi vuole vivere di condoni e sussidi. Senza paura, amici”, aveva concluso.
In una precedente intervista rilasciata a Rtl102.5, il segretario aveva affermato: “Andiamo a Piazza del Popolo per difendere l’Italia. Perché con queste scelte Lega e Cinque Stelle vogliono rovinare il nostro futuro. Stanno facendo l’ennesimo condono fiscale. Stanno promuovendo misure assistenzialiste che non produrranno un posto di lavoro in più”.
Martina sostiene che la nota di aggiornamento al Def approvata dal governo sia “pericolosa e ingiusta per gli italiani”.
“Pericolosa perché carica sulle spalle dei nostri giovani 100 miliardi di euro di debito nei prossimi anni”, spiega il segretario dem.
“Ingiusta perché questo debito non servirà per fare investimenti per scuola e sanità, o per creare posti di lavoro, ma per fare il condono fiscale voluto dalla Lega o l’assistenzialismo senza lavoro del M5S. Soldi pubblici spesi senza logica usati per rispondere al bisogno di propaganda di queste forze. La superficialità del Governo è disarmante e molto pericolosa”.
Il programma della manifestazione
Il Pd è già sceso in piazza lo scorso 29 agosto a Milano, insieme ad altre forze anti razziste che si opponevano alle politiche del ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini.
Secondo quanto riporta l’agenzia Agi, i partecipanti rriveranno da tutta Italia con 200 pullman e 6 treni.
Tutti i leader del partito, incluso l’ex premier Matteo Renzi e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, hanno dato la loro adesione.
Ad aprire la manifestazione sarà il presidente del municipio val Polcevera di Genova, Federico Romeo, si proseguirà con i Giovani Democratici impegnati in iniziative sociali sui territori.
Parleranno, soprattutto esponenti della società civile (un’insegnante, una madre che parlerà di vaccini, associazioni antimafia, sindaci, lavoratori dell’Ilva). A concludere la manifestazione sarà invece il segretario Maurizio Martina.
La posizione di Matteo Renzi
L’ex segretario Matteo Renzi, in un’intervista del 29 settembre al Corriere della Sera, dice di essere pronto a lanciare “una battaglia di resistenza civile da combattere a ogni livello”.
“I rigori si possono sbagliare, e anche a me è capitato nel calcio come in politica. Ma devi sempre avere la forza di andare sul dischetto: altrimenti meglio cambiare mestiere”, scrive sui social.
Gli risponde così il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Renzi invita gli Italiani a una battaglia di ‘resistenza civile’ contro di me e contro il governo. Incredibile, il poltronaro amico dei banchieri non si è ancora rassegnato. Ora tocca a noi, tornano al centro la sicurezza e il lavoro, dalle parole si passa ai fatti”.
In piazza anche Carlo Calenda, che in una intervista al Messaggero dice di non “capire” più Renzi e propone di andare oltre il Pd: “Il partito va superato. Deve partecipare alla costruzione di un fronte progressista molto ampio in vista delle elezioni europee. A capo di questo fronte deve esserci Paolo Gentiloni”, “una persona seria” e di “grande autorevolezza in Italia e all’estero”, afferma l’ex ministro dello Sviluppo economico.
Le spaccature nel partito
Le contrapposizioni nel Pd, tuttavia, non sono ancora superate. Una prima questione riguarda le primarie, per le quali c’è la data indicativa di domenica 27 gennaio 2019.
Mancano però i candidati: in campo al momento c’è solo il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che però non ha il sostegno di Renzi.
Il sospetto dell’ex segretario è che il governatore e i suoi sostenitori intendano arrivare ad un accordo con il Movimento 5 Stelle. Questa ipotesi è stata duramente smentita dallo stesso Zingaretti e anche dal segretario Maurizio Martina, il quale ha già detto che si dimetterà (forse al Forum nazionale che dovrebbe tenersi dal 26 al 28 ottobre).
“Una mia candidatura? Io darò una mano”, dice per il momento Martina.
Renzi, dal canto suo, sostiene che lui non si candiderà alle primarie e che il candidato arriverà col Congresso.
Un’altra spaccatura riguarda la scelta di Matteo Renzi di sottoscrivere il manifesto “Risvegliamo l’Europa” assieme al presidente di En Marche, Christophe Castaner, dal primo ministro di Malta Joseph Muscat, dal capogruppo dei liberaldemocratici di Alde al Parlamento Europeo Guy Verhofstad e dal presidente spagnolo di Ciudadanos, Albert Rivera.
Secondo l’ex guardasigilli Andrea Orlando, è la prima mossa di Renzi in direzione di un addio al Pse, il partito dei socialisti europei nel quale lo stesso Renzi scelse di collocare il Partito democratico, una delle sue prime mosse da neo segretario del Pd.
“Il prossimo congresso sarà tra chi vuole restare nel partito Partito Socialista Europeo, allargandolo, e chi vuole andare con i liberali dell’Alde, spesso all’opposizione dei pochi governi socialisti rimasti in Europa”, scrive Orlando sui social.