Cos’è e come funziona il mandato esplorativo
Tutto quello che c'è da sapere sulla soluzione adottata dal presidente della Repubblica Mattarella dopo due giri di consultazioni
Mandato esplorativo | Cos’è e come funziona | I precedenti | Differenza tra mandato esplorativo e preincarico
Mercoledì 18 aprile 2018 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato un mandato esplorativo a Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato.
La seconda carica dello stato è stata chiamata a verificare se tra le forze politiche che compongono il parlamento sussistono i presupposti per la formazione di una maggioranza di governo attorno alla sua figura, a oltre un mese dalle elezioni politiche del 4 marzo (qui la diretta con gli ultimi aggiornamenti).
Mattarella ha deciso di procedere con il mandato esplorativo dopo che due giri di consultazioni (Come funzionano le consultazioni – Com’è andata) non hanno prodotto nessuna maggioranza.
Il tentativo di Alberti Casellati non è andato a buon fine. Il capo dello Stato potrebbe affidare un secondo mandato esplorativo al presidente della Camera, Roberto Fico.
Cos’è il mandato esplorativo
Non esiste una definizione istituzionale di mandato esplorativo.
Nella Costituzione italiana non se ne fa cenno, mentre il sito ufficiale del governo lo menziona nella sezione in cui è spiegato il processo che porta alla formazione del governo.
“Anche se non espressamente previsto dalla Costituzione, il conferimento dell’incarico può essere preceduto da un mandato esplorativo che si rende necessario quando le consultazioni non abbiano dato indicazioni significative”, si legge sul sito.
Si può dire che il mandato è l’incarico che il presidente della Repubblica affida a una persona per cercare di formare una maggioranza di governo attorno a sé.
Si tratta di una soluzione che trova il proprio fondamento nella cosiddetta prassi costituzionale, ossia in norme non scritte ricavate dal comportamento osservato nella storia dagli organi costituzionali.
Per prassi al mandato costituzionale si ricorre nel caso in cui le consultazioni del presidente della Repubblica non producano nessuna maggioranza di governo.
In questo caso il capo dello Stato convoca la figura che ritiene più opportuna e le affida il mandato esplorativo. Il designato effettuerà a sua volta delle consultazioni con i partiti per verificare se ci sono i presupposti per la formazione di una maggioranza parlamentare.
Qualora il tentativo abbia successo, il capo dello Stato può attribuire a questa persona l’incarico per formare l’esecutivo.
Se invece il tentativo non va a buon fine, il Quirinale può disporre un nuovo giro di consultazioni oppure può procedere alla formazione di un “governo del presidente”, con una figura terza e autorevole da lui indicata.
I precedenti
Prima di Alberti Casellati, altri quattro presidenti del Senato hanno ricevuto l’incarico per un mandato esplorativo: Merzagora nel 1957, Fanfani nel 1986, Spadolini nel 1989 e Marini nel 2008.
I presidenti della Camera hanno ricevuto questo incarico tre volte: Leone nel 1960, Pertini nel 1968 e Nilde Iotti nel 1987.
Nel 2013, dopo che le consultazioni non avevano prodotto risultati, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affidò all’allora leader del Partito democratico, Pierluigi Bersani, l’incarico di cercare una maggioranza in parlamento.
Il tentativo di Bersani non andò a buon fine. Ma in questo caso sarebbe più corretto parlare di preincarico piuttosto che di mandato esplorativo.
Differenza tra mandato esplorativo e preincarico
Mandato esplorativo e preincarico spesso vengono confusi tra loro o addirittura indicati come sinonimi. In effetti sono due soluzioni molto simili tra loro, ma che presentano una differenza fondamentale.
Il mandato esplorativo si caratterizza per essere affidato a una figura terza, mentre nel preincarico il designato è solitamente un esponente politico di parte.
Nel caso del preincarico non è detto che il designato riceva il definitivo incarico per la formazione del governo.