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M5S, l’ora dei sospetti incrociati: “Grillo ha un piano segreto”, “Conte lavora col Pd”

Immagine di copertina
Credit: ANSA

Il tempo scorre inesorabile e il Movimento 5 Stelle è ancora bloccato dalla “faida” tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte: nessuno dei due intende mollare di un millimetro. Certo, c’è ancora tempo, ma la convinzione dei pontieri è che “se non si trova l’intesa entro questa settimana sarà impossibile trovarla dopo”. Insomma, certe cose o si fanno subito o non si fanno più.

La tensione tra i due e tra le rispettive “fazioni” – preoccupatissime stamattina dalla lettura dall’intervista di Nicola Piepoli dove si paventa la nascita di due micro partitini – si taglia con il coltello. In più ci sono i reciproci sospetti sul fatto che l’uno possa dare la fregatura all’altro o che Luigi Di Maio – spesso il più scaltro di tutti – alla fine, dopo aver esperito il tentativo pacificatore, si riprenda il partito mettendo in piedi un triumvirato assieme a Fico e Raggi.

“Vi ricordate cosa accadde durante la crisi di governo?”, si chiede retoricamente un fedelissimo contiano. “Ci fu il tentativo esplorativo andato a vuoto e poi Conte rimase con un palmo di mano perché l’incarico andò a Mario Draghi”.

Ecco, i contiani temono che anche stavolta finisca alla stessa maniera del mai nato Conte Ter e sospettano che Grillo abbia messo in moto i “sette saggi” proprio a questo scopo: certificare il fallimento della leadership dell’ex premier (e delle sue proposte di modifica dello statuto) per poi incaricare altri. Magari proprio quel Di Maio che nelle interlocuzioni di questi giorni sta ricevendo complimenti a più non posso dal “padre fondatore”.

Ma c’è dell’altro, perché ancora non si è placata l’eco dell’ultima telefonata, quella della scorsa settimana, tra l’Elevato e Giuseppi: Conte ha tentato invano di spiegare a Grillo, c’è chi dice in “terza persona”, che lui “ha consenso tra la gente” e che “tutti gli vogliono bene”.

Il sogno sarebbe stato quello di ottenere la titolarità del simbolo del Movimento. Ma la telefonata, dove si è arrivati  ad alzare la voce, non ha avuto l’effetto sperato. Anche perché c’è un altro timore che comincia a serpeggiare dalla base, su in alto fino al comico genovese: che dietro le ultime mosse di Conte si celino consigli e suggerimenti provenienti da alcuni maggiorenti dem (uno, in particolare) i quali vorrebbero trasformare i Cinque Stelle in una costola del Partito democratico per attuare quel “campo largo” di cui spesso si sente parlare al Nazareno.

Per costoro, ora “Conte deve fare presto. Fallito il tentativo di Opa sul Movimento, deve accelerare per creare una new company e lasciare a Beppe Grillo la bad company…”. Il mantra è: “Ora o mai più”. Il “campo largo” del centrosinistra non può aspettare. Con buona pace dell’Elevato fondatore.

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