Il M5s dice no a Draghi. Crimi: “Non lo votiamo”. C’è il rischio scissione
Il capo politico del M5S Vito Crimi ha annunciato che il Movimento 5 Stelle non voterà la fiducia al governo istituzionale guidato da Mario Draghi (qui le ultime notizie sulla crisi di governo). Il Movimento discuterà delle prossime mosse in un’assemblea congiunta di deputati e senatori grillini, convocata online per oggi alle 13.
Ma intanto, circa un’ora dopo la convocazione dell’ex presidente della Bce da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’appello del capo dello Stato alle forze politiche, affinché sostenessero un governo tecnico per non andare immediatamente al voto, Crimi ha preso posizione.
M5S dice “no” al governo Draghi
“Ringrazio il Presidente Mattarella per aver cercato di consentire la nascita di un governo politico, concedendo gli spazi e gli strumenti opportuni affinché ogni forza parlamentare potesse agire nell’interesse del Paese, con senso di responsabilità. Purtroppo non è stato possibile”, si legge nella nota di Crimi.
“Qualcuno ha deciso di anteporre i propri interessi, la ricerca delle poltrone, a quelli dei cittadini”, prosegue Crimi. “Il Capo dello Stato ha dovuto dunque prendere atto della situazione e intraprendere la strada più impervia, quella di un governo tecnico. Una tale tipologia di esecutivi è già stata adottata in passato, con conseguenze estremamente negative per i cittadini italiani”.
“Il Movimento 5 Stelle”, conclude il capo politico M5S, “già durante le consultazioni, aveva rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi”.
Simili i toni usati dal sottosegretario uscente alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che in un tweet scrive: “Ringrazio il Presidente Mattarella per il suo impegno nel voler dare un Governo al Paese, ma noi siamo sempre stati chiari con gli italiani dicendo apertamente che il M5S avrebbe sostenuto solo un Esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Su questo, con coerenza, andremo fino in fondo”.
Un “no” è arrivato anche dall’ex ministro M5S ai Trasporti Danilo Toninelli: “Non ci vengano a chiedere di votare Mario Draghi”, ha scritto su Facebook. “Noi siamo un MoVimento fatto di cittadini volenterosi e onesti entrati nelle istituzioni per far sentire la voce della gente dentro i palazzi del potere. Non siamo l’establishment e non possiamo votare per l’establishment. Meglio andare al voto o stare all’opposizione per bloccare ogni porcheria eventuale a danno della gente”.
Contrario al governo Draghi anche Alessandro Di Battista, che ad agosto ha scritto su TPI un articolo in cui definisce l’ex presidente della Bce il “nuovo idolo dell’establishment politico-finanziario italiano”. Anche il deputato Andrea Colletti e il senatore Elio Lannutti su Twitter hanno comunicato che non intendono votare un governo Draghi.
Il rischio spaccatura
La presa di posizione contro il governo Draghi, ancora prima dell’assemblea pentastellata, irrita tuttavia alcuni dei parlamentari. “Ma chi l’ha decisa questa linea”, si chiede una parte di loro, come riporta l’Huffington Post, citando una fonte della squadra di governo che ritiene “molto probabile” che si arrivi alla scissione nel Movimento.
A esprimersi apertamente in senso contrario, per ora, nessuno dei vertici, ma il deputato Giorgio Trizzino invita ad ascoltare Mattarella e seguire le decisioni del Capo dello Stato. “La forza più votata del Paese riuscirà a votare un governo sovranista, un governo europeista e ora riuscirà a votare anche un governo tecnico”, ha scritto critico su Facebook l’ex grillino Gianluigi Paragone.
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