Retroscena TPI – Grillo irritato perché Conte voleva metterlo in disparte: il garante non teme il partito dell’ex premier
Alla vigilia dell’annunciata conferenza stampa di domani, lunedì 28 giugno, Giuseppe Conte ancora non ha deciso che linea intraprendere, che cosa dire. I consigli che ha ricevuto vanno dal fare “un ultimo appello stile ‘prendere o lasciare'” al chinare il capo e accettare le condizioni poste da Beppe Grillo. A poche ore dal chiarimento pubblico -sempre che poi effettivamente si faccia – è buio totale, insomma, sul futuro dei Cinque Stelle, mentre Di Maio, Fico e il sociologo De Masi sono al lavoro per tentare un’ultima disperata mediazione. Ma non sarà facile.
“Sapete qual è il problema?”, dicono dalle parti di Beppe Grillo. È che all’Elevato volevano far fare la stessa fine di Casaleggio ma non ci sono riusciti. Sono andati a sbattere contro un muro. Questo, secondo i grillini della vecchia guardia, è stato l’errore più grave, la cosa ha irritato maggiormente Grillo.
Si puntava a mettere Grillo ai margini della sua stessa creatura. Ma stavolta le cose sono andate diversamente: non è assolutamente vero che i “gruppi” stanno dalla parte dell’ex presidente del Consiglio, spiega una fonte molto informata sui fatti. E lo dimostrerebbero i numerosi applausi ricevuti da Grillo durante il suo discorso dell’altro giorno di fronte ai parlamentari.
L’altro errore commesso da chi voleva mettere in disparte Grillo è che il garante non teme affatto un’eventuale lista personale di Conte. Il fondatore del M5S non crede minimamente che l’ex presidente del Consiglio possa avere la forza di mettere in piedi un nuovo partito e non crede neanche ai sondaggi che circolano in questi giorni, che vedrebbero un eventuale partito di “Giuseppi” tra il 10 e il 20%.
D’altra parte, se così fosse, se l’ex premier fosse così forte elettoralmente, perché non ha accettato di candidarsi alle suppletive romane (dove peraltro il sindaco è grillino)? E ancora: a che serve l’ennesimo partitino centrista in un mercato politicamente già saturo? Al massimo potrà essere una meteora come Mario Monti.
Questi sono i ragionamenti che si fanno dalle parti dell’Elevato. Perciò è “lui (Conte, ndr) che ha bisogno di noi, non noi di lui”. D’altra parte una delle battute più gettonate in questi giorni in casa grillina è la seguente: se oggi Mario Draghi avesse bisogno di parlare con qualcuno per capire cosa sta accadendo nei Cinque Stelle chi chiamerebbe, Giuseppe Conte? No, chiamerebbe Beppe Grillo o Luigi Di Maio. È tutta qui, in queste poche righe, la crisi del Movimento.