Grillo-Conte: nuovo scambio di lettere infuocate. E Raggi si smarca
Si fa ogni giorno più infuocato lo scontro all’interno del Movimento 5 Stelle tra il presidente Giuseppe Conte e il garante e co-fondatore Beppe Grillo. Nelle ultime ore i due sono stati protagonisti dell’ennesimo scambio di lettere dai toni minacciosi. Tanto che il braccio di ferro potrebbe presto trasferirsi in tribunale.
L’ultimo evento in ordine di tempo è una missiva inviata da Grillo a Conte oggi, martedì 17 settembre, in risposta alla lettera indirizzatagli ieri dall’ex premier, che a sua volta arrivava dopo una dura nota diffusa dal garante il 5 settembre.
Se ieri Conte aveva accusato Grillo di avere “una concezione dominicale del Movimento” ed era arrivato a ipotizzare la sospensione dei contratti di consulenza in essere tra lui e il M5S, oggi il co-fondatore si dice pronto a interpellare sul punto “gli organi competenti” del Movimento e accusa l’ex premier di aver intrapreso “un tentativo di demolire i presidi democratici” dei Cinque Stelle.
Intanto l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, indicata da alcune ricostruzioni giornalistiche come sostenitrice di Grillo all’interno del M5S, si smarca e prende le distanze da entrambi i contendenti.
La lettera di Beppe Grillo
“Caro Giuseppe, mi scrivi accusandomi per l’ennesima volta, dopo averlo fatto più volte pubblicamente, di avere una visione padronale del movimento e contraria suoi valori democratici. La verità è che, al contrario, ho sempre inteso tutelare i valori democratici su cui il movimento è stato fondato”, si legge nella lettera di oggi di Grillo, il cui contenuto è stato rivelato in esclusiva dal quotidiano Il Foglio.
“Se proprio vogliamo parlare di atteggiamenti contrari ai valori democratici del movimento – prosegue il garante -, questi sono da trovare nelle manovre striscianti con cui si sta tentando di demolirne i presidi, invocando ipocritamente un presunto processo democratico, che, come sai bene (ma fingi di non sapere) non può prescinderne”.
Al centro del contrasto tra i due, come noto, c’è l’assemblea costituente convocata per ottobre da Conte dopo il pessimo risultato del M5S alle elezioni europee dello scorso giugno. Il presidente ha deciso di avviare un processo di rifondazione totale, al punto da mettere in discussione anche il nome e il simbolo del Movimento e la regola sacra del limite dei due mandati.
Una sorta di rivoluzione che preoccupa Grillo. “Gianroberto e io – scrive nella sua lettera il co-fondatore dei Cinque Stelle – abbiamo voluto prevenire i rischi delle altre forze politiche, che tendevano a sclerotizzarsi e alienarsi dai cittadini. Il limite del doppio mandato nasce proprio dalla volontà di prevenire questi rischi. Dunque, sostenere che l’insindacabilità di certe regole sia incompatibile con i valori democratici del movimento è non solo un ovvio controsenso, ma è addirittura un ribaltamento della realtà, che rivela, viceversa, le reali intenzioni di chi invece vorrebbe metterle in discussione”.
“Accusarmi di una visione padronale del movimento – continua Grillo – non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici”.
“Concludo rispondendo alla tua minaccia di sospendere gli impegni assunti dal movimento nei miei confronti, questa sì indegnamente strumentale e indebita, essendo essi strettamente legati alle funzioni che ho svolto e continuo svolgere per il movimento”, si legge nella parte finale della lettera.
“Nella mia qualità di ‘elevato’ mi astengo dal scendere così in basso rispondendo a tono, ma mi limito a osservare che gli impegni di manleva sarebbero comunque dovuti, a prescindere da un impegno contrattuale in tal senso, mentre i miei “compensi” – che in realtà, come sai, coprono anche i costi d’ufficio della funzione che svolgo per il movimento – sono non solo congrui per la mia funzione e i relativi costi, ma lo sono a maggior ragione nel momento in cui è in corso un tentativo di stravolgere l’identità e i valori del movimento. Alla luce di quanto sopra mi riservo di valutare il da farsi, eventualmente anche sottoponendo le tue minacce agli organi competenti del movimento”.
La lettera di Giuseppe Conte
Ieri, in una missiva resa nota dal Corriere della Sera, Conte aveva rimproverato a Grillo di avere “una concezione dominicale del Movimento”.
“La custodia dei valori fondamentali dell’azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie (non voglio qui discutere la legittimità e la concreta rilevanza giuridica di tale altisonante previsione), si risolvono in una moral suasion, ma di certo non si estendono all’esercizio di un supposto diritto di veto o addirittura alla inibizione della consultazione assembleare su uno o più temi della vita del Movimento”, si leggeva nella missiva dell’ex presidente del Consiglio.
Le tue esternazioni – sottolineava Conte rivolgendosi a Grillo – sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione”.
L’intervento di Virginia Raggi
L’ipotesi di una scissione dei Cinque Stelle è sempre più probabile. Alcune ricostruzioni giornalistiche degli ultimi giorni hanno individuato nell’ex sindaca di Roma Virginia Raggia una sorta di quinta colonna di Grillo, ma la diretta interessata smentisce tutto con un post sui social.
“Le lotte di potere non mi interessano”, scrive Raggi. “Non voglio prendere la guida di nessun partito né partecipare a congiure di palazzo. Quindi stiano tutti tranquilli”.
“Ma allo stesso tempo – aggiunge – come sempre ho fatto nella mia vita, rivendico con forza il diritto di dire quel che penso. E soprattutto di farlo liberamente, senza essere etichettata come ‘fedelissima’ di uno o di un altro”.
“Sono sempre stata una donna autonoma ed indipendente”, insiste Raggi. “E continuerò ad esserlo, che piaccia o meno. Continuerò a dire ciò che penso e ritengo giusto senza dover chiedere il permesso a qualcuno. E la si smetta di vedere sempre doppi fini. Non fanno parte della mia natura!”.