Il taglio dei parlamentari voluto dal M5s può ritardare le elezioni di 6 mesi
M5s governo: il taglio dei parlamentari può bloccare le elezioni
La prospettiva di elezioni a ottobre sembra la più probabile. Anche il M5s sembra ormai rassegnato alla caduta del governo, dopo che Salvini ha tolto la fiducia all’esecutivo (la Lega ha anche presentato una mozione di sfiducia nei confronti del premier Conte).
Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sembra favorevole a elezioni subito, con un governo di scopo che accompagni il paese alle urne.
C’è però ancora una grossa incognita, e ha a che fare con la legge sul taglio dei parlamentari. Il ddl di riforma costituzionale che tagli 345 parlamentari è già stato approvato tre volte, l’ultima in Senato lo scorso 11 luglio.
Manca solo il passaggio finale alla Camera per farlo diventare legge. Il M5s lo sta ripetendo con insistenza in queste ore: “Andiamo pure a elezioni, ma prima approviamo questa riforma e tagliamo le poltrone”.
M5s governo: perché non si può votare dopo il taglio dei parlamentari
Peccato che ci sia una contraddizione probabilmente insuperabile tra le due affermazioni. Se infatti la Camera approvasse la riduzione del numero dei parlamentari (è necessaria la maggioranza assoluta anche a Montecitorio), la legge potrebbe poi essere sottoposta a referendum se ne facessero richiesta un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Il referendum avrebbe dei tempi tecnici e verosimilmente ci vorrebbero almeno tre mesi per convocarlo. Se passasse la legge, sarebbe necessario poi fare una nuova legge elettorale che sia conforme al rinnovato assetto parlamentare. Inoltre, andrebbero anche ridisegnati i collegi elettorali.
Finito tutto questo processo, si potrebbero sciogliere le Camere: a quel punto ci vorrebbero almeno altri 45 giorni per andare a elezioni. Il taglio dei parlamentari, insomma, potrebbe bloccare le elezioni per circa sei mesi.
M5s governo: il piano alternativo dei pentastellati
Intervistato alla trasmissione In Onda su La7, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha detto che il M5s sta studiando una soluzione alternativa: approvare la riforma, andare comunque al voto con il “vecchio” numero di parlamentari e la legge elettorale attualmente in vigore, e poi operare il referendum confermativo nella prossima legislatura.
Difficile, però, che il piano possa raccogliere il consenso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della Corte Costituzionale. Sarebbe infatti poco realistico (e a rischio di incostituzionalità) votare con un assetto istituzionale di cui è già previsto il superamento da una legge approvata dal parlamento.