M5s, Giuseppe Conte prepara la causa a Casaleggio: il retroscena
Il nuovo statuto del Movimento 5 stelle e il suo codice etico sono al momento in stand-by. Il leader in pectore dei pentastellati, Giuseppe Conte, ha infatti prima un altro e più urgente problema da risolvere. Si chiama Davide Casaleggio. Secondo un retroscena pubblicato su La Stampa, il presidente dell’Associazione Rousseau e figlio del co-fondatore del M5s Gianroberto ha deciso che prima di indire altre votazioni online gli eletti M5s dovranno pagare gli arretrati dovuti alla piattaforma: si parla di 450mila euro.
Per questo l’ex premier, secondo quanto scrive Federico Capurso, si è riunito con alcuni giuristi, ha ottenuto il via libera dai vertici grillini e ha iniziato a preparare le carte per portare in tribunale l’associazione: “Intentare causa a Casaleggio è il tipo di strappo sanguinoso che Beppe Grillo e lo stesso Conte volevano assolutamente evitare. Tutti i tentativi di accordo, però, sono falliti. La proposta avanzata dal capo politico Vito Crimi non è stata nemmeno ascoltata, perché Casaleggio – raccontano – riterrebbe scaduto da dicembre il mandato del reggente. Dunque, non avrebbe nessun titolo per trattare”, si legge sul quotidiano di Torino.
La rifondazione del M5s è quindi al momento bloccata. La trattativa sul contratto di servizio non è andata a buon fine. “Vogliamo una partnership che mantenga Rousseau indipendente”, avrebbe risposto l’imprenditore. Casaleggio ha dalla sua l’articolo 1460 del codice civile: “Nei contratti con prestazioni corrispettive – si legge – ciascuno dei contraenti può rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione, se l’altro non adempie la propria”. Senza essere pagato, dunque, Casaleggio può rifiutarsi di attivare il voto su Rousseau.
“Nessun contratto, però, è stato mai firmato tra l’associazione Rousseau e i Cinque stelle – è il ragionamento fatto con Conte”, scrive ancora La Stampa. L’impegno a versare all’associazione Rousseau 300 euro mensili, che ogni eletto del Movimento sottoscrive al momento della candidatura, è infatti “un patto che l’eletto stringe con il Movimento, non con l’associazione Rousseau”. “Non si può bloccare la vita del partito di maggioranza in Parlamento per la pretesa economica di un privato che gestisce un sito web”, avrebbe detto Conte durante una riunione. Per questo l’ipotesi di una causa si fa sempre più concreta.