Parla Luca Palamara: intervista video integrale al TPI Fest 2020 di Sabaudia
Il magistrato e ex presidente dell'Anm ha parlato a tutto tondo della vicenda che lo ha gettato nell'occhio del ciclone sul palco del Festival di TPI
TPI Fest! 2020: L’intervista di Giulio Gambino e Stefano Mentana a Luca Palamara
Il magistrato Luca Palamara è stato ospite del TPI Fest! 2020, la seconda edizione del Festival che TPI organizza a Sabaudia. In un’intervista esclusiva rilasciata al direttore di TPI Giulio Gambino e al vicedirettore Stefano Mentana, l’ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) al centro dell’inchiesta sul sistema delle nomine, ha parlato a tutto tondo della vicenda che lo ha gettato nell’occhio del ciclone dopo le intercettazioni di maggio 2019. “Penso ci sia un sistema di nomine che tanti hanno sfruttato, ma che siano di più i giudici che fanno del bene. La quasi totalità dei magistrati non ha nulla a che vedere con quanto accaduto”, ha detto Luca Palamara.
“Il problema riguarda le modalità con le quali la magistratura al proprio interno si è organizzata con le correnti. Ho fatto parte in quanto titolare di una carica rappresentativa di un sistema caratterizzato dalla necessità di trovare accordi con esponenti di altri gruppi associativi, un sistema con cui si è deciso di organizzarsi dagli anni 60”. “Le correnti – ha spiegato Palamara – sono state create con l’obiettivo di mettersi d’accordo sulla persona più giusta e meritevole da nominare per un incarico, e ora quel sistema è in difficoltà. La mia vicenda ha enfatizzato i problemi dell’attuale tenuta, e cioè che chi non faceva parte delle correnti era penalizzato”.
Il processo “alla Palamara”
“Spesso viene invocato il cosiddetto processo alla Palamara, ma per quanto riguarda la mia storia professionale, se per processo Palamara viene inteso un processo giusto, indipendente, imparziale, in quella definizione mi ritrovo”, ha continuato l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati in riferimento all’espressione usata dagli esponenti della Lega, in particolare dal segretario Matteo Salvini, per definire processi giudiziari influenzati da pressioni politiche o posizioni ideologiche. “Per le chat sul mio telefono dico che contengono affermazioni improprie”, ha continuato il magistrato, prendendo le distanze dalle chat in cui emergono conversazioni tra il pm e il procuratore di Viterbo Paolo Auriemma su Salvini e il processo sulla nave Diciotti. “Prendo le distanze da quelle che contengono contenuti impropri sullo svolgimento dell’attività politica. Io ho esercitato una carica rappresentativa che come tale mi imponeva di interfacciarmi con il mondo della politica e delle istituzioni. Ho frequentato uomini politici di entrambi gli schieramenti, determinati giudizi sono frutto di situazioni contingenti che come tali devono essere considerati. Il mio nome, Palamara, può essere fatto solo per definire processo giusto e imparziale”, ha dichiarato.
La riforma del Csm
Per quanto riguarda la riforma del Csm e la proposta – illustrata anche dal vicesegretario del Pd Andrea Orlando sul palco del TPI Fest! 2020, nel corso della prima serata – di rendere la sezione disciplinare del Csm un corpo indipendente, Palamara ha affermato che “è giusto che i magistrati giudichino”. “La costituzione ha voluto la sezione disciplinare interna al Csm. Quella di riformarlo è un tema dibattuto da anni, a prescindere dalla mia vicenda, ma c’è una volontà di difendere l’attuale sistema previsto dalla legge”, ha osservato.
“Ci sono tanti Palamara per ogni corrente”
“Ci sono più Palamara. E sono coloro che negli anni hanno ricevuto incarichi politici associativi”, ha continuato il magistrato commentando la vicenda che lo ha coinvolto da quando a maggio del 2019 il suo telefono è stato intercettato nell’ambito di un’inchiesta per corruzione concernente la compravendita di sentenze. “È accaduto a me di essere il capo espiatorio perché l’indagine si è innestata su una determinata vicenda, e perché in quel momento ero uno degli esponenti che si relazionava con altri gruppi: è stato preso il mio telefono, ma se fossero ascoltate conversazioni di miei omologhi si potrebbe avere una visione più globale di quello che è realmente accaduto”, ha continuato. “Dovrebbero essere ascoltati per una visione meno parziale, perché esiste un altro pezzo. Esistono altri rappresentanti della politica associativa: la magistratura ha 4 gruppi importanti al proprio interno di cui parlare. Io ero uno dei rappresentanti, esistono gli altri rappresentanti che svolgevano attività finalizzata a trovare accordi per individuare persona meritevole di un incarico”.
“Chi mi ha colpito? Mi sono fatto qualche idea. La nomina del procuratore di Roma ha destato attenzione”
“Sicuramente c’è chi sarà dispiaciuto per la mia vicenda e chi sarà contento. In un anno così particolare mi sono fatto un’idea, il fatto che nell’ultimo periodo avevo cambiato all’interno della magistratura le cosiddette alleanze politiche e associative, credo che possa aver dato fastidio. Sicuramente in una fase della mia attività politico associativa l’alleanza tra Unicost e Aria (che è il grippo della sinistra giudiziaria) è stata sostituita da accordi più marcati dal gruppo Unicost e Magistratura e Indipendenza. Da quel momento sono accadute situazioni che hanno creato uno spaccato diverso, fino alle nomine della procura di Roma“, ha dichiarato l’ex consigliere del Csm.
“La nomina del pm di Roma l’anno scorso è stata oggetto di un forte dibattito interno sia all’ufficio che nei gruppi associativi, e questo sicuramente ha destato attenzione, infatti è uno dei temi oggetto delle registrazioni con il trojan. Per diventare procuratore di Roma non bastava conoscere solo me, ma chi voleva diventarlo se non era iscritto alle correnti era penalizzato”, ha specificato l’ex membro del Csm. “Le correnti permeano e caratterizzano in maniera decisiva la vita della magistratura”, ha aggiunto.
Luca Palamara al TPI Fest: “Se tornassi indietro non rifarei le stesse cose”
“Se tornassi indietro non rifarei le stesse cose, eviterei questo meccanismo di relazioni e sarei molto più netto su reiterate e numerose richieste di raccomandazione che hanno caratterizzato la mia persona in quegli anni”, ha confessato Palamara. “Il mio è un ruolo che rischia di inghiottirti, che ti esaspera e ti fa perdere il contatto con la realtà e rispetto al quale la mia capacità relazionale mi favoriva. Stiamo parlando di un meccanismo di individuazione del miglior dirigente sulla base di un accordo. In magistratura così come in politica e nei giornali. In Italia tutte le nomine avvengono su questa base”, ha specificato
“La sinistra ha forte capacità di orientare la magistratura”
A chi sostiene che i magistrati “sono tutti di sinistra”, Palamara ha risposto dal palco del Festival: “La magistratura è in evoluzione, bisogna essere realisti, c’è stata un’evoluzione rispetto agli anni ’70: è composta da 9mila persone che nei fatti sono una comunità che risente del cambiamento della società. Quello che avviene nella società si riflette anche nel comportamento della magistratura. Quanto questo si rifletta anche sull’esercizio della giurisdizione va valutato con riferimento a tematiche sensibili, è indubbio che la parte più caratterizzata ideologicamente è quella della sinistra giudiziaria, che però non riguarda la totalità dei magistrati. È indubbio che quella parte è preponderante, con una forte capacità di orientamento”, ha affermato il pm.
“La stampa non è libera”
Sulla situazione dell’informazione in Italia, Palamara ha dichiarato di avere alcune perplessità. “Mi auguro che ci sia sempre una stampa libera nel nostro Paese, come ci sia una magistratura imparziale e indipendente. A volte ti viene da pensare che la stampa non sia libera, ma ho fiducia nelle future generazioni”, ha detto nel corso dell’intervista.
Intercettazioni
La libertà dell’informazione è importante, ma ci sono alcune ragioni per cui la pubblicazione delle intercettazioni a mezzo stampa, per Luca Palamara, dovrebbe essere limitata. “Credo che le intercettazioni debbano essere pubblicate solo per processo penale. Con questo non voglio dire che deve essere limitata libertà di stampa, ma l’intercettazione non può essere utilizzata come arma o strumento politico per eliminare l’avversario: significherebbe dare all’intercettazione una funzione diversa. Nella mia esperienza all’Anm è stata uno dei nostri cavalli di battaglia. Ma una parte di stampa si è opposta a questo”, ha dichiarato.
“Quando si maneggiano fatti attinenti la vita privata, vanno maneggiate con cura, perché fanno parte della vita privata, è scolpito nella costituzione. Una frase che si dice a un amico o un’amica possono capirlo solo due che se la scambiano. In passato mi sono pentito di aver fatto trapelare delle notizie, perché l’obiettivo è quello di catapultare le informazioni nel processo, ma in Italia spesso non succede così: si rischia di dare informazioni sbagliate e la frenesia del processo mediatico rischia di penalizzare quello penale”.
“Io in politica? Non lo escludo, altri l’hanno fatto”
“Io in politica? Ora sono concentrato sulla mia difesa, ma le strade della vita sono impensabili. L’obiettivo adesso è chiarire e ripristinare la verità dei fatti, dimostrare tutto quello su cui si sta investigando. Con la Lega? Significherebbe escludere qualcuno, e io ho rispetto per tutti, per le idee e l’opinione di chiunque. Sono stato sempre interessato e appassionato al dibattito politico quindi non sono mai stato contro. Ci sono stati tanti casi di magistrati che si sono candidati”, ha detto il magistrato rispondendo alla domanda di Giulio Gambino sul futuro che lo aspetta dopo il processo. “La prima cosa che farò nel primo giorno dopo l’assoluzione, il primo pensiero sarà per i miei figli”, ha concluso.