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“Sono nato con la sindrome di Asperger, ma le sardine mi hanno salvato la vita”: Lorenzo Donnoli a TPI

Ha 28 anni e ha girato il mondo per combattere l'isolamento che sente chi, come lui, nasce con la sindrome di Asperger. Greta Thunberg ha dato voce a quel senso d'impotenza che prova di fronte alle ingiustizie, e il movimento delle sardine gli ha cambiato la vita. L'intervista di TPI a Lorenzo Donnoli

 

L’intervista di TPI a Lorenzo Donnoli (sardine)

Lorenzo Donnoli ha 28 anni e un timido accento emiliano-romagnolo, il timbro di voce profondo, gli occhi sottili e lo sguardo attento: da novembre 2019 è uno dei più ferventi attivisti del movimento delle sardine.

Nato a Bologna e cresciuto a Ferrara, poco più che 20enne è partito per l’Erasmus, ha trascorso un periodo in Australia e poi è approdato a Roma, cimentandosi nei mestieri più disparati e smussando quelle “esse” emiliane così marcate. Cercando di combattere l’isolamento emotivo a cui spesso è destinato chi, come lui, nasce con la sindrome di Asperger.

“A 16 anni ero chiuso nel mio mondo, disegnavo cartine di mondi inventati, facevo classifiche di programmi inesistenti, mi perdevo a disegnare, non ascoltavo a scuola, non capivo perché non ci riuscissi”, racconta a TPI

“Dicevano ‘lui è malato’, ‘lui è diverso’. E questo per chi nasce con l’Asperger, se sei giovane, può essere devastante, soprattutto se non hai un mare che ti protegge”, ricorda.

Sensibile alle ingiustizie del mondo, quando ha visto il film “Hotel Rwanda” sul genocidio tra tutsi e hutu nel 1994, tre anni dopo la sua nascita, ha provato per la prima volta un incontenibile e tremendo senso d’impotenza.

Per questo Greta Thunberg, la giovane attivista che si batte per sensibilizzare i leader mondiali sull’emergenza climatica, lo ha ispirato e sconvolto. “Ha una forza incredibile, io le devo la vita. Quando ho visto il coraggio di una ragazzina che combatteva la solitudine in cui spesso noi ci troviamo, e anche quel senso d’impotenza che è parte del nostro essere Asperger, mi è cambiata la vita”.

Poi, il 14 novembre 2019, l’incontro con il movimento delle sardine dopo anni di attivismo, una nuova ancora di salvezza, un mare in cui gettarsi senza annegare, in cui nuotare e sentirsi protetto.

“Fino a poco fa nemmeno ci conoscevamo, ma adesso con Mattia (Santori, ndr) è fratellanza, con Giulia (una delle quattro organizzatrici di Bologna) c’è un rapporto di sorellanza, così come con tantissimi ragazzi delle sardine in giro per l’Italia”, racconta Lorenzo Donnoli.

Pochi giorni dopo la manifestazione di piazza Maggiore a Bologna, ha deciso di replicare l’esperienza del raduno di sardine anche nella “sua” Ferrara, conquistata dalla Lega di Alan Fabbri dopo oltre 50 anni di governo di centro sinistra e “incattivita”, e da allora non ha smesso d’impegnarsi per il movimento, tanto da esserne diventato uno dei principali esponenti.

Viaggia tra Ferrara, Roma e Bologna organizzando eventi, incontrando persone, coltivando quella voglia e quel bisogno di contatto umano che fino a quando era più giovane non era in grado di sperimentare. Quell’empatia che spesso non riusciva e provare.

“Noi abbiamo la responsabilità di scendere in piazza, perché se un giorno le persone non potranno protestare perché c’è un muro, come quello attuale, che ci porta a non parlarci, ne saremo responsabili”, osserva.

“Mi sento orgoglioso perché quando le persone ci avvicinano, noi non ci fermiamo per fare il selfie come Salvini e basta, ma parliamo con ognuna di loro. Io mi fermo ad ascoltarle tutte, e sentiamo storie di persone che hanno ancora la voglia di combattere e dare qualcosa agli altri nonostante le brutture che ti impone la vita”, dice.

E mentre racconta gli si spezza la voce.

“Piango”, annuncia mentre gli s’inumidiscono gli occhi.

Getta lo sguardo altrove e ricorda la piazza di Cesenatico, dove si è avvicinato a una signora che non aveva il coraggio di alzare gli occhi e camminava con la testa rivolta verso il basso, che pur trovandosi in mezzo a 800 persone, non era in grado di parlare con nessuno.

“Per la prima volta sono stato io ad avvicinare una persona”, dice.

“Sono algido, selettivo, faccio fatica ad innamorarmi, faccio fatica a fidarmi, invece nelle sardine c’è questo flusso di umanità che penso sia la cosa più bella di cui sono parte dopo la mia famiglia”, afferma commosso.

E se gli fai notare che quella delle sardine è una piazza troppo sentimentale e poco politica, è contento di difendere un’idea di politica che si basa sulle emozioni.

“Le persone si avvicinano e attivano perché provano emozioni. Quella delle sardine è una piazza sentimentale perché riscopre il senso di gioia e di felicità, ma è anche politica perché non è solo rabbia, perché la incanala verso qualcosa di umano e positivo. E l’emozione è politica perché tocca la necessità delle persone: di sentirsi ascoltati, di non essere soli”. Di sentirsi protetti.

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