Lombardi (M5S): “Pronti a un governo del presidente col Pd”
“Dopo aver governato con la Lega penso di poter andare d’accordo anche con Belzebù”.
Una frase forte che forse, fino a poche settimane fa, nessuno ipotizzava di poter sentire dai dirigenti del Movimento Cinque Stelle.
Invece parla proprio così Roberta Lombardi, capogruppo in regione Lazio e dirigente storia dei Cinque Stelle, in un’intervista al quotidiano La Repubblica. La crisi di governo è ormai in atto e i motori sono caldi per una guerra all’ultimo voto. Ma non prima, secondo il Movimento, di aver portato a casa alcuni obiettivi, come il taglio dei parlamentari e la modifica della legge elettorale.
“Sposo totalmente la linea di Grillo – dice Roberta Lombardi – siamo stati coerenti, ma non siamo fessi. Se Salvini vuole subito il voto, deve capire che il Parlamento non è ai suoi ordini”. E attacca: “La figura del capo politico ha fallito, serve una ledership corale”.
La Lombardi fa sapere che il Movimento appoggia il Pd e vuole che venga subito discussa la mozione di sfiducia presentata contro il ministro dell’Interno.
“Era già incardinata ed è giusto sia discussa subito. Solo una volontà politica maggioritaria nella capigruppo potrebbe invertire l’ordine, ma dovrebbero volerlo i 5 stelle. Sarebbe folle. Nonostante ci sia qualcuno che vorrebbe piegare legge, Parlamento e organi istituzionali alla sua smania di poltrone”, dice la Lombardi e aggiunge: “Dovremmo sfiduciarlo insieme a tutte le opposizioni”.
La Lombardi va giù duro sul vicepremier leghista con toni da piena campagna elettorale: “Vuole la moglie ubriaca e la botte piena: mandare l’Iva al 25%, rimanere ministro dell’Interno, cioè colui che dovrebbe garantire il regolare svolgimento delle elezioni. Per poi vincerle. Anche meno”.
Per allungare la legislatura, il Movimento è pronto a un governo con Pd, Leu, con l’appoggio esterno di Forza Italia. Secondo la Lombardi infatti, ci vuole “un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. A maggior ragione dopo essere stati al governo con la Lega. E lo dice una che nel 2013 ha rifiutato l’offerta di Bersani: eravamo molto più schizzinosi”.
Nelle ultime ore ha preso quota l’ipotesi di un governo del presidente che possa perfezionare in autunno la manovra finanziaria e condurre il Paese al voto verosimilmente nella primavera 2020.
Quella di domani, lunedì 13 agosto, sarà una giornata chiave con la riunione dei capigruppo in Senato e l’assemblea dei parlamentari della Lega convocata da Salvini.
Intanto Zingaretti frena e in un suo intervento su HuffingtonPost dice: “È credibile imbarcarsi in un esperienza di governo Pd-M5S per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Io con franchezza credo di no. Ho anzi il timore che questo darebbe a Salvini uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini. Griderebbe lui allo scandalo. Daremmo a lui la rappresentanza del diritto dei cittadini di votare e decidere. Davvero allora i rischi plebiscitari sarebbero molto seri”.