“Contro l’indifferenza rimane la Costituzione”: il messaggio di Liliana Segre
“Mi sono sempre battuta contro l’indifferenza”, che oggi “è rispuntata un po’ ovunque, come una malapianta”. Queste le parole della senatrice a vita Liliana Segre, in un colloquio con il quotidiano l’Avvenire, rispetto all’attacco al Terzo settore.
A tal proposito, la senatrice Segre mette in evidenza, come già ha fatto diverse volte in passato, la forza della Costituzione, che è “tra le migliori al mondo” e “non può essere aggirata o superata facilmente”.
“Non c’è un aspetto della nostra quotidianità in cui non siamo sfiorati dall’indifferenza”, sottolinea Liliana Segre. “Lo vediamo persino per strada ed è un segnale che rattrista, sembra che tutto sia stato inutile”, continua la senatrice a vita facendo ancora una volta riferimento agli anni terribili delle leggi razziali, da lei stessa vissuti in prima persona.
Da mesi, ormai, la senatrice è in prima linea per far sì che la Storia torni a essere materia di studio come un tempo nelle scuola: “Va rimessa al centro dei programmi scolastici, perché è l’antidoto alla barbarie. Le tragedie sono dovute proprio all’indifferenza dei più. Per uscirne, occorre una scelta libera, una scelta di coscienza come è stato nel mio caso”.
Tornando a parlare del Terzo settore, Segre ricorda che, seppur non citato, questo è presente nella Carta costituzionale, che riconosce la “libertà di associazione”, tutela le “forze sociali” e richiede “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Come tutto il resto della Costituzione, anche quello sforzo è il frutto del “gran lavoro fatto dai nostri padri costituenti”, osserva ancora la senatrice Segre. Oggi, però, qualcosa sembra essersi rotto, e “forse si era rotto già da un po’, forse la rottura è avvenuta pian piano, con le parole oscene di esaltazione del fascismo e del nazismo. Solo che almeno prima ci si vergognava, adesso non ci si
vergogna più di nulla”, conclude con amarezza la senatrice a vita e sopravvissuta all’Olocausto.