Lettera di una liceale a Draghi: “Aprire le scuole adesso non ha senso. Torneremo in classe con l’angoscia”
Flavia di Nocera, studentessa sedicenne di Castellamare di Stabia al terzo anno di Liceo, scrive al premier in vista della riapertura delle scuole a maggio. "Aumenteranno i casi e butteremo all'aria i nostri sforzi. Non vogliamo essere burattini della vostra macabra propaganda"
Lettera di una liceale a Draghi: “Aprire le scuole adesso non ha senso”
“Egregio Presidente Draghi, Le scrivo oggi per farLe presente la mia forte preoccupazione in merito alla ripresa delle attività didattiche in presenza già attuata in alcune regioni. Sono una ragazzina di sedici anni, quasi diciassette”: esordisce così la lettera che Flavia Di Nocera, studentessa sedicenne al terzo anno del Liceo Classico Statale “Plinio Seniore” di Castellammare di Stabia, ha indirizzato al premier in vista della riapertura delle scuole, prevista a partire dal 26 aprile per le Regioni che si trovano in zona gialla o arancione.
Nella lettera, pubblicata dal “Corrierino”, la giovane liceale esprime tutta la sua preoccupazione per il rientro in aula, e ripercorre i duri mesi di quarantena e di didattica a distanza. “Sono innamorata della vita: eppure, poco più di un anno fa, me la sono vista portar via. La quarantena mi ha rinchiusa in una bolla domestica in cui la casa, la scuola, la città si confondono: tutto perde dei contorni, si contorce, si amalgama, scompare. Mi sono sentita gravare dal torpore di una routine monocorde, di un’esistenza tediosa racchiusa nei venti metri quadrati della mia camera, che condivido con due fratelli. L’impotenza, l’isolamento, l’alienazione degli schermi mi hanno spesso svilita, e in alcuni momenti, del tutto offuscata”, scrive Flavia.
“Nei momenti di avvilimento mi sono riscossa, ho cercato qualcosa con cui tenermi impegnata che non fossero unicamente i libri di scuola, dai quali io, come tutti i ragazzi d’Italia, mi sentivo assorbita e prosciugata. A portarmi avanti, un unico pensiero: che il sacrificio mio e di tutti non è vano. Che dalle nostre case, io e gli altri studenti, come pure i lavoratori, gli anziani, i disoccupati, stiamo combattendo una battaglia silenziosa, e se pazienteremo stringendo i denti e serrando i libri come dei fucili, verremo ricompensati con un premio di valore inestimabile: la normalità, che prima davamo per scontata”, osserva ancora la studentessa nella lettera a Draghi.
Lettera di una liceale a Draghi: “Nessun beneficio nel tornare a scuola a maggio”
“Proprio come avviene secondo i precetti delle grandi filosofie orientali, ho sperimentato che la bellezza attrae altra bellezza. La positività dei miei pensieri è stata premiata con dati incoraggianti in merito ai vaccini. Tuttavia, le notizie che ho appreso oggi hanno del tutto soffocato il mio ottimismo. La prospettiva del rientro a scuola nel mese di maggio è un provvedimento nel quale non scorgo alcun beneficio, ma solo innumerevoli svantaggi. La mia prima reazione è stata la rabbia: com’è possibile vanificare del tutto i sacrifici dell’ultimo anno soltanto per dare una prova di efficienza, quando le attuali condizioni non consentono una simile misura?”, si chiede Flavia
“Pensare di rientrare a scuola per quest’ultimo mese mi ha fatto sentire addosso con un brivido il peso di tutto il tempo trascorso in didattica a distanza, che serviva proprio a consentirci di tornare tra i banchi a tempo debito e in totale sicurezza. Sicurezza che, al momento, non c’è, è innegabile: stando ai dati forniti da Il Sole 24 Ore, la percentuale di italiani che sinora hanno ricevuto la prima dose di vaccino è pari al 16,81 per cento dell’intera popolazione; ad avere la copertura totale è invece il 7,10 per cento. Dati senz’altro incoraggianti, ma di certo non ancora sufficienti a farci abbassare la guardia, soprattutto nel campo della scuola, se si considera che nessuno di questi vaccinati è uno studente e che gli insegnanti, non avendo ancora ricevuto la seconda dose, sono vulnerabili”, scrive la 16enne nella lettera a Draghi.
Lettera di una liceale a Draghi: “Vivremo nell’angoscia”
“Tornare a scuola in presenza, anche con le nuove, soffocanti misure di sicurezza non ci garantirà l’immunità dal Coronavirus, che non potrà mai essere del tutto isolato dalle nostre aule, né dai mezzi di trasporto con i quali moltissimi studenti raggiungono quotidianamente le sedi scolastiche: non si tratta di una mia ipotesi, bensì di un fatto attestato dai principali giornali che riportano di numerosissime scuole chiuse per contagi. Rientrare in aula non ci farà nemmeno chiudere l’anno con un assaggio di libertà, che sarebbe il proposito alla base di questa riapertura. Oltre infatti a non essere del tutto sicuro, l’ambiente scolastico non sarà in grado di darci alcun conforto, se saremo costretti a viverlo nell’angoscia, con una parte della classe distante in DAD, e l’altra in aula, sfibrata dalle mascherine, dai banchi distanziati gli uni dagli altri, dall’impossibilità di socializzare”, osserva ancora la liceale, sicura che in questo modo i suoi compagni di scuola non si sentiranno tranquilli rispetto al ritorno in aula.
“Si tratta di una serie di fattori che senz’altro non incoraggiano i ragazzi, ma alimentano ansia, stress e angoscia destinati a contaminare l’ambiente scolastico, come invece non avviene nella DAD, che sebbene costituisca una forma di sacrificio per gli alunni, è comunque una valida soluzione per continuare il nostro percorso d’istruzione, in quanto si svolge in totale sicurezza e soprattutto garantendo un trattamento equo a tutti gli studenti”.
Lettera di una liceale a Draghi. “Con il ritorno a scuola aumenteranno i contagi”
“Quella che Lei ci propone attualmente non è la nostra scuola, ma solo un’immagine distorta e grottesca del luogo che abbiamo imparato ad amare. È per me profondamente avvilente e frustrante pensare che i mesi trascorsi nell’assoluto e rigoroso rispetto delle regole non solo non mi ricompenseranno con un’estate più libera e un ritorno sereno tra i banchi a settembre – che saranno necessariamente preclusi dal nuovo aumento dei contagi -, ma innescheranno anche una nuova quarantena rendendo questo circolo vizioso infinito”.
“Alla fine quindi la mia domanda è: perché riaprire le scuole ora? Cosa ci spinge a gettare all’aria tutti i nostri sforzi, a far impennare di nuovo i contagi, a speculare sulle vite degli studenti, simili a delle cavie in un mostruoso esperimento che paga ogni errore con delle vite umane? Me lo sono chiesto più volte, e poiché non ho trovato una risposta valida, ho deciso, in vista dell’imminente riapertura delle scuole superiori campane e nel mio interesse, che io come moltissimi altri ragazzi non prender parte alle lezioni in presenza fin quando le parole mie e di tutti gli studenti d’Italia non saranno ascoltate e opportunamente soppesate. Non vogliamo essere i burattini di una macabra propaganda. Già troppo tempo prezioso ci è stato ingiustamente sottratto, e noi non abbiamo intenzione di sprecare un solo istante di più del fiore dei nostri anni. Distinti saluti, Una cittadina italiana”, conclude Flavia.