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“Non mollo”: dopo il no di Draghi, Letta insiste sulla tassa di successione

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“Non mollo”: dopo il no di Draghi, Letta insiste sulla tassa di successione

Il segretario del Partito democratico Enrico Letta è tornato a difendere la sua proposta di pagare una  “dote” da diecimila euro ai diciottenni, finanziandola con l’aumento dell’imposta di successione sui cittadini più ricchi del paese. “Non mollo” ha dichiarato oggi su Twitter, dopo la risposta secca data ieri da Mario Draghi. “Non ne abbiamo mai parlato, non l’abbiamo mai guardata ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli”, aveva detto in conferenza stampa il presidente del Consiglio, che stamattina con Letta ha tenuto un colloquio telefonico definito “lungo e cordiale” da Palazzo Chigi. Una conversazione che invece sarebbe stata piuttosto tesa, secondo quanto riportato da Marco Antonellis per TPI.

Salvini: Draghi come Franco Baresi

La proposta, che prevede l’invio di un assegno ai diciottenni di reddito medio-basso a fronte di un aumento dell’imposta di successione sull’1 percento più ricco del paese, ha suscitato la condanna unanime del centrodestra. “Quel genio di Letta lancia la tassa di successione, ma l’Italia non è Parigi, dove era abituato a cambiare champagne, le tasse se le tiene lui”, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, che sostiene l’attuale governo assieme al Pd, affermando che Draghi “lo ha fermato come un grande libero, alla Baresi”. “Considerare patrimoni da un milione di euro come ricchezze da espropriare riflette una concezione punitiva della proprietà privata che vorrebbe colpire risparmi di una vita lasciati ai figli. La proposta di Letta è irricevibile” ha detto Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia. Una proposta “fuori dal mondo” l’ha definita il senatore di Italia Viva Davide Faraone. Anche all’interno del Pd, l’ex capogruppo Andrea Marcucci ha affermato che questo non è il periodo per aumentare le imposte “seppur a fin di bene”.

La “dote” è stata anche attaccata da diversi commentatori, come il giornalista de La Stampa Marcello Sorgi, che durante il programma tv L’Aria che tira, su La7, si è detto contrario a definire ricco chi possiede proprietà da un milione di euro. “Un milione di euro è il valore di un appartamento famigliare in una grande città come Roma”, ha detto Sorgi. “Un normale appartamento famigliare come quello in cui tutti abbiamo vissuto con i nostri figli finché sono stati con noi e che poi vendiamo oppure lasciamo loro in eredità”.

“Non mollo”

Letta oggi non ha arretrato ed è tornato a difendere la “dote”. “Io ho fatto una proposta sui #giovani. E poi, con serietà, ho parlato di come finanziarla. Ma vedo che si continua a parlare solo di patrimoni e successioni”, ha dichiarato su Twitter. “Ne traggo la triste ennesima conferma che non siamo un paese per giovani. E non mollo”, ha aggiunto nel tweet, accompagnato dall’hashtag “#doteperi18enni”. Il segretario del Pd, che sul suo profilo ha rilanciato i tweet a sostegno della proposta fatti da altri utenti della piattaforma, ha anche annunciato che tornerà a parlare del tema domenica alla trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio, “per ribattere alle critiche di tutti quelli che non vogliono che l’1% del Paese (di questo parliamo sulle eredità superiori ai 5 milioni) aiuti i diciottenni”.

La proposta prevede l’invio di un assegno da diecimila euro al compimento dei diciotto anni a giovani con reddito medio-basso secondo il reddito Isee. Un esborso di circa 2,8 miliardi di euro finanziato con un aumento progressivo dell’imposta sulle donazioni o le eredità superiori a 5 milioni di euro, fino a un massimo del 20%, con una franchigia di un milione di euro. L’iniziativa riguarderebbe circa 280mila persone, la metà dei diciottenni in Italia.

“Un punto di partenza importante” lo ha definito ieri il ministro del Lavoro, Andrea Orlando del Pd, mentre Matteo Orfini ha sottolineato come sia “curioso” che in Italia non arrivi mai il momento di redistribuire le ricchezze. Fuori dal Partito democratico si è detto favorevole Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, che ha definito “disarmante” la reazione di Draghi, mentre il Movimento 5 Stelle non si è espresso sulla proposta.

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