Il ritorno dei giallorossi: Pd e M5S uniti contro la Lega sul Ddl Zan
Lega e Fratelli d’Italia sono decisi a far muro contro il disegno di legge Zan dopo le polemiche innescate dall’esibizione di Fedez sul Ddl, in cui il cantante ha attribuito ad esponenti leghisti dichiarazioni omofobe. Ed è stato, forse, proprio il movimento d’opinione a favore della legge contro l’omotransfobia a far cambiare argomentazione a Salvini.
Adesso il motivo per cui il Ddl non va bene al centrodestra non è più l’urgenza di dare priorità ad altre misure, ma la possibilità di presentare un testo “migliore”, diverso da quello già approvato e che “miri a dare un contributo maggiore rispetto al ddl Zan e ai disegni di legge collegati”, come dichiarato dal presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, secondo il quale il loro testo amplierebbe “la sfera di tutela delle persone offese“.
Ma l’intenzione è sempre quella di far fallire il disegno di legge così come pensato dal deputato Alessandro Zan, passato alla Camera a novembre. E così, nell’inedito ordine del giorno in programma per domani in Commissione Giustizia, Ostellari è deciso a non far partire la discussione dal testo già approvato, ma da un nuovo disegno di legge proposto da Lega e Fratelli d’Italia in cui non sia previsto “il gender nelle scuole e la possibilità di propagandare la gestazione per altri”. Eppure questi argomenti nel Ddl Zan non sono inclusi.
Si parla invece di reato di istigazione all’odio in base al genere, all’identità di genere, all’orientamento sessuale o alla disabilità, con aggravanti per chi commette reati contro le persone in base alla loro omosessualità o transessualità. Quello che fa paura a Lega e Fdi sarebbe invece “l’istituzione del 17 maggio come giornata contro l’omofobia e la transfobia, e la possibilità di parlare di questi problemi nelle scuole”, in cui i due partiti intravedono il pericolo che gli alunni siano obbligati a “scambiarsi i vestiti” in classe, come spiegato da Giorgia Meloni in diverse occasioni.
Ed è qui che subentra la controffensiva giallorossa: ieri il M5S ha annunciato di aver raccolto abbastanza firme per far sì che la legge vada subito in aula, senza relatore. Ma per la senatrice dem Monica Cirinnà l’escamotage non funzionerebbe, e bisogna avere pazienza per non far saltare il banco. Se necessario, attendere. “Prima bisogna far sì che la Zan sia votata dalla commissione Giustizia come testo base. Solo allora, si può provare ad accelerare. Perché arrivare in aula con 5 leggi diverse farebbe comunque saltare tutto”, ha dichiarato secondo quanto riporta Repubblica. Bisognerà quindi contare sui 13 voti contro gli 11 che sono già riusciti a far calendarizzare la discussione in commissione: la maggioranza giallorossa del Conte due, che anche in aula, poi, potrebbe dare l’Ok definitivo alla legge.