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Lega e Movimento 5 Stelle hanno già vinto la “guerra culturale” contro le istituzioni italiane ed europee

Immagine di copertina
Luigi Di Maio e, sullo sfondo, Matteo Salvini

Il governo giallo-verde potrebbe ritrovarsi alla testa di una alleanza pan-Europea reazionaria per un’”Europa dei popoli”. Il commento di Vito Laterza

Mentre l’Italia si avvia verso un nuovo governo 5 Stelle/Lega guidato dal professor Giuseppe Conte, vale la pena riflettere sui punti di convergenza tra i due partiti e i fattori che hanno portato a questa alleanza.

Una eventualità che, fino a poco tempo fa, la maggior parte dei commentatori politici riteneva remota. All’apparenza M5S e Lega hanno poco in comune.

Il Movimento penta-stellato è stato fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio su una visione di democrazia diretta, anti-corruzione e green economy. La Lega, nata come movimento secessionista del Nord, è cresciuta seguendo una linea di contrapposizione, ieri contro i meridionali e oggi apertamente contro i migranti.

In realtà, le due forze non sono mai state molto diverse. La loro recente alleanza non è frutto di casualità o mera convenienza di breve termine. Entrambe hanno focalizzato la loro propaganda elettorale sul malessere della maggioranza degli italiani “veri”, che si sentono vessati e attaccati dalle élite finanziarie e dagli immigrati pronti a distruggere i loro privilegi di ceto medio.

Gli italiani di colore, purtroppo, in questo furore nazionalista, rimangono per sempre “immigrati”. I due partiti/movimenti hanno i loro ecosistemi di fake news, che nutrono il web di contenuti densi di propaganda razzista e anti-semita come, per esempio, la tesi che Soros e Obama si siano segretamente attivati per riempire l’Italia e l’Europa di migranti.

La comunicazione del M5S è stata particolarmente abile nel distribuire contenuti e messaggi sobri e pacati sui canali ufficiali e sui grandi media, mentre provvedeva ad aizzare i propri follower sui social media con pesanti carichi di odio, razzismo e fake news.

I network informali di social media e blog delle due forze politiche sono separati, ma interconnessi tra loro, e alla propaganda occidentale di estrema destra e pro-Russia.

Matteo Salvini mantiene relazioni aperte con le destre di varia estrazione, sottoscrivendo patti e accordi con il partito di Putin e con Marine Le Pen in Francia e incassando anche l’endorsement di Steve Bannon, l’ex consigliere di Donald Trump.

Il Movimento 5 Stelle mantiene rapporti più sfumati con questo mondo. Grillo ha apertamente espresso la sua simpatia per Trump e il presidente del consiglio ungherese Viktor Orban, mentre altri esponenti dei 5 Stelle minimizzano e respingono al mittente le accuse di razzismo e xenofobia.

Nel Parlamento Europeo, i 5 Stelle siedono al fianco di partiti di estrema destra come il britannico UKIP, Alternativa per la Germania, e Democratici Svedesi, ma hanno rifiutato l’alleanza con il Fronte Nazionale di Le Pen.

Il famigerato “contratto di governo” dell’inedita maggioranza, contiene un bizzarro mix di misure liberiste e di protezionismo sociale. L’ultraliberista e berlusconiana flat tax viene spacciata per misura popolare finalizzata all’aiuto degli italiani, privati e piccole e medie imprese, secondo Salvini strozzati dalle imposizioni fiscali.

Il reddito di cittadinanza per i disoccupati è la proposta che ha raccolto il maggior consenso, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, consegnando al Movimento 5 Stelle una valanga di voti. Ora, siglata l’alleanza con la Lega, ogni traccia di ambiguità è sparita: la misura è riservata solo agli italiani, escludendo, quindi, in aperta violazione delle norme europee, tutti gli immigrati regolari.

Il contratto contempla anche tagli significativi alla spesa e riduzione degli sprechi, con pochi dettagli, però, sulle modalità di attuazione e sulle aree specifiche di intervento. Questi tagli, necessari per finanziare gli altri impegni, con certezza avranno una drammatica ripercussione sui servizi pubblici, scuola, sanità e quel che resta del welfare.

M5S e Lega si ritrovano in particolare sintonia nelle terribili misure anti-immigrati. Si annunciano deportazioni di massa (rimpatrio di 500 mila immigrati) e la creazione di nuovi centri per la detenzione temporanea in tutte le regioni italiane. Si paventa la chiusura dei campi Rom e delle moschee, qualora risultino “irregolari”.

Si richiede il superamento del Trattato di Dublino, con l’allocazione dei rifugiati in tutti gli stati dell’Unione. Un messaggio perentorio viene indirizzato all’Unione Europea: dovete sottostare ai termini del contratto di governo italiano, adeguando le vostre misure.

In politica estera, alla conferma della fedeltà alla Nato, si contrappone una importante apertura alla Russia di Putin richiedendo il blocco delle sanzioni attivate dalla Unione Europea nei suoi confronti.

È fuor di dubbio che i tecnocrati di Bruxelles non dormiranno sonni tranquilli, perché molte delle misure proposte sono in collisione diretta con le norme europee. Ma i 5 Stelle e la Lega hanno evitato scontri frontali.

Il loro approccio ricorda meno la Brexit, e più la Syriza di Tsipras prima del referendum sul bailout del 2015. Il partito greco non riuscì a fermare l’egemonia della Ue. Si scontrò contro la dura opposizione di Bruxelles, della Germania e del Fondo Monetario Internazionale, ma fu anche indebolito dalle contraddizioni interne di un movimento progressista che ammiccava al populismo sovranista, tradizionalmente di destra e reazionario.

La Lega e i 5 Stelle non avranno questo problema. Il loro nazionalismo anti-immigrazione è alla luce del sole, e trova appoggio popolare in tutta Europa. I populisti italiani potrebbero ritrovarsi alla testa di una alleanza pan-Europea reazionaria per un’”Europa dei popoli”.

Le Pen ha già rilanciato su questo fronte, apprezzando molto la vittoria della Lega. Steve Bannon si è fiondato dalle nostre parti e ha dichiarato: “L’Italia, con il suo ‘governo di unità’, diventerà la capofila in Europa del movimento populista anti-establishment”.

Al di là della sopravvivenza della nuova coalizione bicolore, che potrebbe frantumarsi in ogni momento, i due partiti hanno già vinto quella che Bannon definisce la “guerra culturale” che sta portando, in tutto il mondo occidentale, l’estrema destra verso un’avanzata pericolosa.

Egli è stato trai i primi a intuire che il modo più efficace per riportare al potere le destre, fosse cambiare la percezione dell’opinione pubblica sui temi più importanti, come immigrazione e orgoglio nazionale, per poi, facilmente, trasformare questa egemonia culturale in consenso elettorale.

Il suo modello di propaganda di estrema destra Breitbart non è tanto diverso da quello adottato nelle strutture e nelle strategie dal blog di Beppe Grillo e dagli esperimenti dei Casaleggio.

Lega e 5 Stelle hanno promosso un consenso ideologico che copre tutto lo spettro politico sull’idea di una nazione italiana che si ispira al nostro passato fascista e coloniale. Chi riuscirà a tradurre questa fantasia collettiva in misure di governo, poco importa.

Quel che importa è che i contenuti della spaventosa società immaginata nel contratto, siano stati definiti con chiarezza e ottengano vasto consenso popolare.

A cura di Vito Laterza, ricercatore al Dipartimento di Antropologia Sociale dell’Università di Oslo.

L’articolo è stato pubblicato per la prima volta in inglese da Al Jazeera English.

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