Lega, la crisi interna arriva su Whatsapp: “Decide tutto Draghi, meglio la scissione”
“Un trauma nel governo o un trauma nella Lega. Oppure entrambi”, questo – secondo il presidente del gruppo Identità e Libertà all’Europarlamento, Marco Zanni – l’epilogo della crisi che sta attraversando il Carroccio, il cui ultimo atto si sta consumando in queste ore, con l’uscita dell’eurodeputata Francesca Donato.
L’esponente della Lega a Bruxelles non ha mandato giù la retromarcia di Matteo Salvini sul Green Pass, dopo che lunedì 13 settembre Giancarlo Giorgetti ne ha annunciato l’estensione a tutti i lavoratori, contraddicendo la volontà del segretario e dell’ala “No Vax” del partito, di cui Donato era una sostenitrice. Ma è stato il convegno sulle “cure alternative” (antiparassitari e liquirizie) per il Covid, organizzato dalla senatrice Roberta Ferrero a Palazzo Madama, a dare il via alla fuga di Donato, che era stata invitata ma a cui il capogruppo alla Camera Romeo aveva intimato di non partecipare, per allentare la pressione mediatica sull’incontro.
Di qui lo sfogo e i dubbi sulla sua permanenza condivisi con i colleghi a Bruxelles, Marco Zanni e il capodelegazione Marco Campomenosi, di cui Salvini viene a conoscenza. “Zanni e Campomenosi mi hanno riferito del vostro incontro – scrive il segretario a Donato su Whatsapp – Ma la settimana scorsa non mi avevi scritto che l’ultima cosa che volevi fare fosse nuocermi?”. “Non me la sento di tacere e stare a guardare”, risponde l’Eurodeputata. A riportare i messaggi il quotidiano Repubblica, che ha rivelato anche un altro scambio.
Il giorno del Consiglio dei ministri sul Green Pass, Donato ha scritto a Zanni, parlando in codice: “Scusa Marco ma chi c’è per la Lega in cabina di regia?”. “GG (Giancarlo Giorgetti, ndr)”, risponde il leghista. “Non perde occasione per dimostrare che MS (Salvini, ndr) non conta più nulla”, osserva Donato. “Ormai è così, decide Draghi, lui non obietta e via. Non potrà durare molto, vedrai che qualcosa succederà”, replica ancora Zanni, salviniano di ferro che arriva ad augurarsi una scissione pur di porre fine al logorio.
“L’importante è che ci sia un evento che tiri fuori MS dal pantano. E se si tratta di una spaccatura nel partito tanto meglio”, dice, sicuro che ad avere la meglio sarà il segretario, perché lui “i voti li ha”. Ma il leghista sarebbe contento di stare in un partito salviniano “anche al cinque per cento”, chiarisce in chat. Un’ulteriore prova della crisi sempre più lacerante che attraversa il Carroccio.