La politica è ormai latitante sulla mafia
Mentre si moltiplicano le inchieste da Nord a Sud, in Italia è in atto un’operazione di normalizzazione. L'articolo di Giulio Cavalli sul nuovo numero di TPI, in edicola da venerdì 26 novembre
L’ultimo alito di un vero dibattito a livello nazionale è stata la penosa diatriba sulla mafia che in Lombardia non esisteva secondo alcuni importanti esponenti del centrodestra. Era novembre del 2010. Se vi sforzate a cercare l’ultima volta che avete sentito parlare di mafie tutti ma proprio tutti i media, i politici, le copertine, i telegiornali, la gente al bar, i colleghi in ufficio bisogna tornare indietro di 11 anni. Poi, chissà perché, l’argomento si è involuto da emergenza a fisiologico danno, i partiti hanno svogliatamente inserito la lotta alla criminalità organizzata nei loro opuscoli elettorali più per non farne notare l’assenza che per un reale coinvolgimento, le agenzie stancamente lanciano l’arresto di qualche personaggio noto sempre con il solito schema, perfino le reazioni sono sempre uguali a se stesse da poterle anticipare prima che avvengano. L’antimafia in Italia è tornata a essere il faticoso passatempo degli affezionati e anche le associazioni più influenti sono sempre più fiacche nel reale coinvolgimento della società civile.