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La comunità ebraica contro La Russa: “Celebrare la fondazione del Msi legittima sentimenti nostalgici”

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La comunità ebraica contro La Russa: “Celebrare la fondazione del Msi legittima sentimenti nostalgici”

Continuano le polemiche per le frasi dedicate da Ignazio La Russa e altri esponenti di Fratelli d’Italia alla fondazione del Movimento sociale italiano (Msi). La nascita del partito d’ispirazione neofascista, fondato nel 1947, è stata oggetto di diversi messaggi di deputati e senatori della maggioranza, tra cui il presidente del Senato e la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti che ha invocato “onore ai fondatori ed ai militanti missini”.

Una celebrazione che ha suscitato lo sdegno dell’opposizione e anche delle comunità ebraiche, tramite la presidente dell’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane) Noemi Di Segni, che ha parlato di “sentimenti nostalgici”.

“Si celebrano oggi i 75 anni dalla promulgazione della Costituzione repubblicana, l’affermazione della nostra democrazia antifascista, il nostro più solido ancoraggio e punto di riferimento su un piano non soltanto legislativo”, ha detto ieri Di Segni. “Eppure, alla vigilia di una giornata così importante per l’Italia, c’è chi ritiene di esaltare un altro anniversario, quello della fondazione del Msi, partito che, dopo la caduta del regime fascista da poco sconfitto, si è posto in continuità ideologica e politica con la Repubblica sociale italiana. Governo dei fascisti irriducibili che ha attivamente collaborato per la deportazione degli ebrei italiani”, ha aggiunto.

“Grave che siano i portatori di alte cariche istituzionali a ribadirlo, legittimando quei sentimenti nostalgici”, ha aggiunto la presidente delle comunità ebraiche, che ha detto di aspettarsi “di sentir condannare non solo le leggi del ’38 come male assoluto, ma il fascismo e la sua propaggine della Repubblica sociale italiana come male per l’intera Italia, così come la sua eredità, prima celata e oggi sempre più manifesta. Le leggi razziali non furono emanate nel vuoto cosmico, ma da un sistema di prevaricazione e violenza e nel condannarle oggi va ricordato il peso della dittatura e di chi le ha emanate. La responsabilità istituzionale e la coerenza costituzionale impongono oggi la rinuncia a ogni sentimento nostalgico”.

Netta anche la condanna dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi), che ha definito il post di La Russa uno “sfregio alle istituzioni democratiche”. “Con tutto il rispetto per i suoi affetti familiari, l’onorevole La Russa non ha ancora capito che è il presidente del Senato della Repubblica antifascista e non il responsabile dell’organizzazione giovanile del Msi”, ha scritto il presidente Gianfranco Pagliarulo.

Ha chiesto direttamente le dimissioni della seconda carica dello Stato Edith Bruck, testimone della Shoah ungherese. “La Russa non dovrebbe neanche essere dov’è. Ma è colpa nostra, di coloro che votano senza pensare, si accodano, applaudono chi urla di più”, ha detto Bruck, che ha anche dato la colpa all’opposizione “che con un signore come Enrico Letta non è riuscita a farsi ascoltare”. “Sono molto preoccupata per questo paese”, ha aggiunto la sopravvissuta all’Olocausto, che si è detta scettica della commozione di Meloni nel giorno della cerimonia dell’Hannukkah. “Ho visto, mi è sembrata falsa, una cosa squallida. Come si può cambiare da un momento all’altro in questa maniera? È come dopo la guerra: prima erano tutti fascisti poi tutti democratici. Non esiste un cambiamento così repentino”. Secondo la scrittrice e regista, la rinuncia al fascismo è “un’operazione di immagine fatta per l’ambizione di arrampicarsi in qualche maniera. Non credo Meloni sia cambiata e in generale sono in ansia per l’Italia, per l’Ucraina, per quanto accade nel mondo, perché tutto ciò che è connesso ci riguarda. Per non parlare dell’Europa”.

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