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Elezioni Europee 2024, Isabella Parini (M5S): “Serve un’Europa che funzioni e che lavori per la pace. No al rigassificatore di Vado e Savona”

Immagine di copertina

“Serve un’Europa che funzioni e che lavori per la pace”. Anche per questo motivo Isabella Parini, 46enne di Varazze (in provincia di Savona), ha deciso di candidarsi con il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee che si terranno l’8 e 9 giugno.

“Ho iniziato a seguire il Movimento 5 Stelle e ne sono diventata prima attivista. Poi consigliere di opposizione nel comune di Varazze e candidata alle Regionali. Quest’anno sono candidata alle europee grazie al gruppo di Savona che mi ha spinto a questa candidatura avendo visto nel mio curriculum la possibilità di essere concorrenziale nel progetto. Credo fortemente nella soluzione della pace e il M5s, come noto, ha inserito la pace come tema principale del programma elettorale. Inoltre credo sia giunta l’ora di mettere a disposizione dell’intera comunità la mia professionalità per affrontare le grandi sfide che ci attendono in Europa. La mia esperienza come manager nel settore real estate mi ha consentito di toccare con mano le difficoltà che hanno le imprese, anche a causa di molte scelte che vengono prese dall’Unione Europea, spesso troppo interessata a creare enormi pachidermi burocratici, anziché creare le condizioni per una leale competizione tra imprese”.

Qual è la vostra idea di Europa e cosa fare per raggiungere la pace in Ucraina?

“Per quanto riguarda l’Ucraina abbiamo sin da subito condannato l’ivasione di Putin. Quello che serve è che l’Unione europea torni protagonista e promuova la pace. Oggi non c’è questa volontà di inserirsi in un contesto tale. Quello che auspichiamo è lo stop all’acquisto di armi. E la ricerca di una soluzione duratura. Serve un’Europa che funzioni di più. L’Europa dovrebbe essere un contenitore di tante diversità che però siano unite. Ora c’è una grande volontà di unione, ma ancora molta diversità”.

Lei è ligure. Cosa ne pensa dello scandalo che ha colpito la Regione Liguria?

“La vicenda è imbarazzante. Sapevamo benissimo che il tipo di gestione locale e regionale fosse mirata ad avere favoritismi. Che arrivasse a questo punto è stato un grande scompiglio per tutti. Guardo la situazione dall’altra parte della carreggiata e vedo chiaramente una squadra politica che non è stata in grado di portare avanti una Regione con trasparenza e che l’ha portata in questa condizione. Noi chiediamo le dimissioni e il ritorno al voto. Siamo allibiti del silenzio tombale. Serve rispetto nei confronti dei cittadini”.

Nel suo territorio (Vado e Savona) dovrebbe trovare posto la nave rigassificatore ora a Piombino. Un’opera che ha trovato la vostra forte opposizione.

“E’ un’opera che nasce in un contesto emergenziale. E’ stata piazzata a Piombino ma poi c’è stato un accordo tra Governo e Toti. Ed è stato deciso di trasferirla nel 2026 nella rada di Vado ligure, un’area particolare, già depressa che ha subito problemi ambientali gravi. C’è stato un grande scompiglio anche da parte della cittadinanza e sono nati gruppi e comitati contro il riposizionamento di questo rigassificatore. L’impianto starà acceso tutto l’anno, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con enormi motori a combustione che bruceranno combustibili fossili continuamente per far funzionare la Golar Tundra. Altresì verrà generata tramite elettrolisi ipoclorito di sodio per l’impianto di raffreddamento, immettendo di conseguenza candeggina in mare, alterando l’equilibrio chimico dell’acqua e mettendo a rischio le speci presenti nell’area mari a protetta di Bergeggi, tutelata a livello europeo. A settembre oltre 16 mila persone hanno detto no a questa opera. Oltre a nascere nelle segrete stanze per un patto politico Toti-Meloni, difatti, il territorio è chiamato a subire quest’opera e nemmeno i comuni interessati sono stati avvisati per tempo, ma lo hanno appreso a mezzo stampa. Ora, con lo scandalo Toti, c’è una fase di stallo. Non sappiamo se andrà avanti o meno. Noi restiamo vigili”.

Questa opposizione vorreste portarla anche in Europa?

“A gennaio abbiamo contribuito a portare una petizione al Parlamento europeo, con oltre 8000 firme, per sollevare le diverse problematiche. La scelta di puntare ancora sul gas, calpestando le comunità locali, discende anche da decisioni politiche del Parlamento Europeo, che ha mantenuto il gas all’interno della cosiddetta “tassonomia verde”. Se vogliamo garantire un futuro alle prossime generazioni dobbiamo spingere con decisione verso le energie rinnovabili, lasciandoci alle spalle il fossile, di conseguenza impianti come quello che verrà piazzato a meno di 3 chilometri dalle coste savonesi diventerebbero ancor più inutili di quanto già non siano”.

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