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Home » Politica

Elezioni regionali in Lombardia: intervista doppia a Giorgio Gori e Attilio Fontana

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TPI ha intervistato Attilio Fontana e Giorgio Gori, che secondo i sondaggi si contenderanno la carica di presidente della regione Lombardia il prossimo 4 marzo

Il 4 marzo, oltre alle elezioni politiche, in Lombardia si terranno anche le elezioni regionali. Secondo gli ultimi sondaggi diffusi da Index Research, tra i candidati spiccano due favoriti: Attilio Fontana, del centrodestra, e Giorgio Gori del centrosinistra.

TPI ha incontrato i due candidati, che nella nostra intervista doppia si sono soffermati su temi come l’ecosostenibilità, il lavoro, la formazione, l’immigrazione.

Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

Fontana, candidato dal centrodestra dopo la rinuncia di Roberto Maroni, ha 65 anni, è entrato in politica negli anni 90′ ed è stato sindaco di Varese dal 2006 al 2016. Leghista doc, nel suo programma punta alla continuità con la legislatura Maroni.

Gori, classe 1960,  è stato direttore di Canale 5 e Italia 1, prima d’intraprendere nel 2011 la carriera politica. Nel 2014 è diventato sindaco di Bergamo.

Ecco come i due candidati hanno risposto alle domande di TPI.

In Lombardia, dove la qualità dell’aria è tra le peggiori d’Europa, come si fa a coniugare lo sviluppo economico-industriale con la tutela dell’ambiente?

Gori: “L’ambiente oggi è tutt’altro che nemico dell’impresa. Molte aziende stanno costruendo il proprio futuro su criteri di sostenibilità, nuove produzioni, dispositivi tecnologici che riducono l’impatto ambientale.

L’ecosostenibilità è una direzione di sviluppo per l’economia lombarda. L’agricoltura poi è tutt’uno con la difesa dell’ambiente. Negli anni scorsi è stata sacrificata con un eccessivo consumo del suolo e la mancanza di rigenerazione dei terreni urbanizzati.

Vogliamo perciò creare uno sviluppo in direzione opposta, considerando che anche la qualità dei prodotti alimentari discende dall’attenzione che verrà dedicata nei prossimi anni ai terreni”.

Fontana: “Credo che sia necessario mantenere un equilibrio tra sviluppo industriale e tutela dell’ambiente, non si può essere partigiani di una parte o dell’altra.

Si devono rispettare le norme e bisogna coinvolgere la gente nelle scelte.

Sono convinto che occorra trovare soluzioni che non mortifichino il territorio, accettate dai cittadini e utili per lo sviluppo economico. Tutto questo è complesso, ma se le scelte vengono condivise, non imposte, la gente è più propensa ad accettarle”.

Per quanto riguarda il lavoro, quali sono le prospettive, in particolare per i giovani?

Fontana: “La regione Lombardia ha saputo dare risposte abbastanza consistenti per quanto riguarda l’aumento dei posti di lavoro. La scelta più immediata che può essere fatta è quella di contribuire a lanciare l’economia di tutti i territori.

Le nostre politiche saranno rivolte alla creazione di posti a tempo indeterminato. Ciò risulta necessario in un contesto in cui le politiche nazionali stanno andando sempre più verso la precarizzazione del lavoro”.

Gori: “Per dare più possibilità di lavoro ai giovani serve ripartire da un grande investimento sulla formazione. Continuo a trovare aziende che mi dicono di essere alla ricerca di personale qualificato e di non riuscire a trovarlo.

Un bel pezzo di sistema formativo, professionale e tecnico è in capo alla regione, che evidentemente è stata carente nel formare profili coerenti con quello che le aziende richiedono.

Un altro fattore su cui investire è la formazione tecnologica: la crescita rapida del digitale non è stata assorbita dalla scuola italiana”.

L’immigrazione è al centro del dibattito elettorale e ha concentrato una forte attenzione mediatica. Come intendete affrontare la questione?

Gori: “Oggi la priorità è togliere gli immigrati dalla strada e dare loro un’istruzione e occasioni di formazione professionale.

Questo è l’investimento che dobbiamo fare. Sono sicuro che le comunità locali sarebbero molto più felici di vedere questi ragazzi richiedenti asilo sui banchi di scuola, o impegnati a imparare un mestiere, che magari servirà loro quando torneranno nei paesi d’origine, piuttosto che saperli senza un’occupazione.

Questo è un atteggiamento pragmatico, che si ispira a un modello tedesco efficace che, con questi stessi strumenti, consente a chi ha voglia di lavorare e rispetta le leggi di poter restare legalmente sul territorio e viceversa prevede il rimpatrio per chi non sottostà a questa condizione. Come si capisce, ciò è diverso dall’atteggiamento di chi specula sulle paure delle persone e le gonfia”.

Fontana: “Credo che le scelte più sbagliate siano quelle che sono state prese in questi ultimi anni, in cui si è ritenuto che l’immigrazione fosse un problema emergenziale e si dovessero trovare soltanto delle risposte contingenti.

Se è vero che ci sono centinaia di migliaia di persone che si vogliono muovere, che si stanno muovendo, non si può risolvere il problema con qualche toppa. Bisogna trovare una soluzione logica: predisporre interventi sui territori da cui provengono i migranti per ricreare delle condizioni di vita che siano migliori e che consentano loro di vivere bene a casa propria.

Si deve perciò creare da un lato questo presupposto e dall’altro le condizioni per sapere quante persone possiamo accettare, come le possiamo ospitare, in quali abitazioni e che tipi di lavoro possiamo reperire. Dobbiamo creare un percorso”.

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