InOltre, più di 70 giovani attivisti a Bruxelles per il salario minimo
Più di 70 attivisti, tra ragazzi e ragazze, sono partiti da tutta Italia per raggiungere il Parlamento Europeo di Bruxelles e presentare la loro proposta di legge sul salario minimo. L’associazione InOltre Alternativa Progressista, attiva a livello nazionale nella costituzione di policy paper, tavole rotonde e proposte di legge di carattere sociale, ha organizzato una visita al Parlamento Europeo, con il patrocinio degli europarlamentari PD On. Franco Roberti, On. Simona Bonafè, On. Pierfrancesco Majorino e On. Massimiliano Smeriglio. Nell’occasione, è stata presentata agli stessi deputati una proposta di legge sul salario minimo.
L’Italia è tra i pochi Stati europei che non ha ancora legiferato compiutamente sul tema della retribuzione minima ed è in forte ritardo rispetto ad altri paesi vicini, come Francia, Germania e Spagna. L’associazione InOltre Alternativa Progressista ha quindi deciso di elaborare una proposta di legge a partire da una
riflessione sugli articoli 36 e 39 della Costituzione italiana, rispettivamente incentrati sulla retribuzione minima e dignitosa e sul tema della rappresentanza sindacale. Il testo di legge riprende questi stessi principi e propone un salario minimo per tutti i lavoratori subordinati e autonomi, muovendosi sul solco della
pertinente proposta di direttiva europea al vaglio della Commissione e del Consiglio.
L’associazione InOltre ha deciso di cimentarsi nella stesura di un testo legislativo dopo aver avviato un dibattito con diverse associazioni nazionali, fino ad arrivare a confronti operativi con gli uffici giuridici delle massime confederazioni sindacali. A questo si è accompagnata un’analisi comparativa a livello europeo, individuando le best practices e attingendo in particolar modo dal modello francese sul ruolo e la composizione della commissione di adeguamento del salario minimo. Il testo poggia sulla convinzione che in un contesto come quello italiano, dove si ha una copertura di contrattazione collettiva pari all’80% (seppur con contratti siglati anche a 5.50 euro l’ora), non si può che intraprendere una strada ibrida che conduca a rinvigorire il contratto collettivo come strumento principe della definizione dei minimi contrattuali (esigibilità universale dei contratti collettivi) e prevedere per i settori scoperti il salario minimo legale.
Si propone una preminenza del salario minimo contrattuale, in carenza del quale subentra il salario minimo legale, entrambi comunque non inferiori a 10 euro lordi l’ora. Altri ambiti su cui si interviene nel testo di legge riguardano: la scelta del contratto leader di settore e la definizione dei perimetri contrattuali fra CCNL; la misurazione della rappresentanza sindacale e datoriale; la commissione di adeguamento per il salario minimo; la partecipazione agli utili da parte dei lavoratori; gli sgravi fiscali a favore delle imprese; le sanzioni e il controllo da parte dell’Ispettorato del lavoro; l’abrogazione dell’art. 8 del decreto Sacconi, al fine di evitare la derogabilità a livello territoriale dei contratti collettivi e di riportare a unità un sistema frammentato e disgregato del mondo sindacale (moltiplicazione dei contratti collettivi, sindacati gialli). Si sottolinea poi nel testo anche la necessità di tutelare i c.d. “collaboratori eterodiretti ivi compresi quelli degli ordini professionali”.
Tanti giovani nel mondo del lavoro autonomo d’impresa risultano infatti scoperti dietro la retorica della pseudoformazione, che ha il solo scopo di abbassare i costi del lavoro e incrina i diritti di un’intera generazione, che non ha neanche più la possibilità di progettare il proprio futuro, poiché priva di libertà economica. L’assenza di disciplina sul tema ha portato al dilagare di rimborsi da fame, volontariato coatto, lavoro gratuito e part-time involontario.