Inchiesta sulla Fondazione Open, Renzi: “È a rischio la separazione dei poteri, in gioco l’autonomia della politica”
Il leader di Italia Viva è intervenuto su Facebook e con un punto stampa nel Parmense, dopo un incontro con imprenditori. Sulle perquisizioni: "Quello che è accaduto ieri mattina all'alba costituisce un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese"
Inchiesta Fondazione Open, Renzi: “A rischio la separazione dei poteri”
Dopo il post su Facebook di ieri, anche oggi, mercoledì 27 novembre, Matteo Renzi è intervenuto sull’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open, vicina all’ex premier e cassaforte di diverse edizioni della convention renziana della Leopolda. Ieri sono state effettuate perquisizioni in tutta Italia.
“Quello che è accaduto ieri mattina all’alba – ha scritto il leader di Italia Viva nella sua e-news – costituisce un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese. Chi non reagisce oggi accetta che si metta in discussione il principio della separazione dei poteri che è una colonna del sistema democratico occidentale. E lascia che siano i magistrati a decidere che cosa sia un partito e cosa no”.
“Siamo o non siamo un paese in cui vige la separazione dei poteri?”, ha chiesto Renzi. “Non sto attaccando l’indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l’indipendenza della politica”, ha chiarito.
Il concetto è stato ribadito anche in un punto stampa, al termine di un incontro con alcuni imprenditori a Fontanellato, nel Parmense (qui il video). “Chi decide cos’è un partito politico? Io non sto attaccando l’autonomia della magistratura, io sto difendendo l’autonomia della politica. Questo punto è enorme, è l’elefante nella stanza. Perché se assegniamo ai magistrati il compito di decidere cosa è un partito e cosa non abbiamo messo in discussione la separazione dei poteri”.
“Il fatto che Open sia stata trasformata da qualcuno in un partito politico – ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio – è una cosa enorme”.
E ancora: “Questa è una ferita al gioco democratico perché noi abbiamo fatto la battaglia per abolire il finanziamento pubblico… Ma poi se chi del tutto legittimamente finanzia una fondazione, che è una fondazione, vede che questa fondazione viene improvvisamente trasformata dalla interpretazione di un magistrato in un partito… Vuol dire che io ho fondato un partito a mia insaputa, mettiamola così”.
L’inchiesta e le accuse
Tra i reati contestati nell’inchiesta sulla Fondazione Open c’è ora anche il finanziamento illecito ai partiti, oltre al riciclaggio e al traffico di influenze. Ieri, martedì 26 novembre 2019, perquisizioni sono state effettuate a Firenze e in varie città italiane.
Il reato di finanziamento illecito ai partiti viene contestato all’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Open, che è tra le persone perquisite ieri, insieme ai finanziatori della Fondazione. ieri è stato perquisito e risulta indagato anche l’imprenditore Marco Carrai, amico personale di Matteo Renzi e già membro del cda della stessa fondazione.
Secondo i magistrati, Open avrebbe agito come vera e propria articolazione di partito politico. La Guardia di Finanza si è messa alla ricerca anche carte di credito e bancomat messi a disposizione di parlamentari, oltre a rimborsi riconosciuti a deputati o senatori.
“Chi ha finanziato in questi anni la Fondazione Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni”, aveva già detto ieri Renzi su Facebook. “Cosa facesse la Fondazione – aveva proseguito – è noto, avendo, tra le altre cose, organizzato diverse edizioni della Leopolda”. Renzi ha parlato di “massacro mediatico” dal blitz della Guardia di Finanza. “Aspetteremo con un sorriso la fine delle indagini, i processi, le sentenze, gli appelli. Noi ci fidiamo della giustizia: ci possiamo permettere di aspettare perché conosciamo la verità. Io credo nella giustizia, so che la giustizia arriva, prima o poi”.