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“Immagini truccate e ricerche riciclate”, la firma è del ministro Schillaci: “Mi sono fidato”

Immagine di copertina

Un'inchiesta del Manifesto scopre un gran numero di sbagli o possibili frodi

Può capitare a tutti di sostituire un file per errore. Ma se ciò avviene sistematicamente, allora il sospetto dovrebbe venire. Scambiare due immagini al microscopio in una pubblicazione scientifica ne compromette la validità. E se questo avviene in maniera sistematica può voler dire che all’interno del laboratorio c’è chi prova a fare il furbetto.

Il riciclo delle immagini infatti è uno dei metodi più utilizzati per truccare le ricerche scientifiche. Una tentazione che può venire quando un esperimento non ha dato il risultato sperato, oppure non è stato proprio realizzato: invece di ammettere il fallimento, un ricercatore poco onesto può fingere che le cose siano andate per il verso giusto usando come riprova un’immagine ottenuta in tutt’altro contesto e opportunamente modificata. Essere scoperti d’altronde è molto poco probabile.

Il Manifesto in un’inchiesta ha scoperto delle anomalie negli studi del gruppo di ricerca guidato dal ministro Schillaci. Grazie ad un software, ImageTwin, è possibile confrontare una figura con una banca dati di decine di milioni di immagini utilizzate nella letteratura scientifica, identificando eventuali duplicati e ritocchi digitali.

Secondo il giornale, le immagini sospette sono almeno una decina in pubblicazioni relative al periodo 2018-2022 in cui l’attuale ministro è stato prima preside della facoltà di medicina dell’università di Tor Vergata e poi rettore dell’ateneo. Si tratta di studi che spesso affrontano un tema delicato come la diagnosi e la cura del cancro. Il più problematico, spiega il Manifesto, riguarda una ricerca pubblicata nel 2021 sul Journal of Clinical Medicine dal gruppo di Schillaci (che nel testo se ne dichiara responsabile per la supervisione, l’ideazione, la metodologia e la stesura) in cui viene presentata un’immagine relativa a cellule di tumore alla prostata. Solo che quella immagine era già stata usata in un’altra pubblicazione del 2019 sull’International Journal of Molecular Sciences, sempre con la firma del ministro, riferita a cellule di tumore al seno.

Ma secondo il giornale anche questa pubblicazione riciclava un’immagine al microscopio di cellule ossee appartenenti a metastasi generate da un tumore al seno, in cui però si usa un’immagine prelevata da uno studio sulle ossa che con il tumore al seno non aveva nulla a che fare.

In altri casi sospetti la stessa immagine viene usata due volte nello stesso studio per illustrare fenomeni diversi dopo opportuna modifica grafica. Succede in una pubblicazione del 2018 sulla rivista Contrast Media & Molecular Imaging firmata da Schillaci e collaboratori, dove la stessa immagine viene riferita a cellule di tumore alla prostata in pazienti metastatici e, dopo un ingrandimento che la rende irriconoscibile, anche a pazienti non metastatici.

Stessa cosa in uno studio pubblicato nel 2019 sul Journal of Clinical Medicine di cui il ministro si attribuisce ideazione, validazione, supervisione e stesura e in cui la stessa immagine viene usata due volte per illustrare due esperimenti diversi. In un altro studio su Applied Sciences (2021) viene fatto un confronto tra cellule sottoposte all’inizio di un trattamento farmacologico e cellule non trattate da usare come termine di paragone. Ma le immagini usate per i due esperimenti sono in realtà la stessa immagine ritagliata in modo diverso.

Altre immagini duplicate appaiono sulla rivista Cancer Research Reports nel 2020 e in un numero del 2020 del Journal of Clinical Medicine. L’ultima ricerca in cui viene usata la stessa fotografia al microscopio per mostrare fenomeni diversi risale al 2022, pochi mesi prima che Schillaci lasciasse la poltrona di Rettore per insediarsi al Ministero.

Il Manifesto ha contattato uno degli autori di queste ricerche, che ha ammesso gli errori, derubricandoli però a incidenti di percorso sempre possibili in questi casi. L’attuale ministro della Salute invece ha commentato: “Apprendo da voi in questo momento la notizia, non ne avevo conoscenza. Non sono esperto di microscopia elettronica, mi sono fidato di chi ha fornito quelle immagini. Verificheremo se effettivamente ci sono degli errori”.

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