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Home » Politica

I partiti alla prova delle firme

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Credit: Stefano Mentana/TPI

La democrazia viene raccontata spesso come una semplice gara in cui chi ha più voti vince, ma in realtà si tratta di un insieme di regole e meccanismi che definiscono il modo in cui eleggiamo i nostri rappresentanti. Il momento in cui entriamo in cabina è solo l’apice di un processo fatto di tanti passaggi, molti dei quali passano inosservati, ma che fanno funzionare questa macchina. Ma la macchina della democrazia ha bisogno anch’essa di manutenzione, di tenersi aggiornata ai cambiamenti della società per essere sempre accessibile a tutti: da questo punto di vista in Italia le cose potrebbero andare meglio.

La raccolta firme per presentare le liste alle elezioni rappresenta il primo passo verso il voto, e qui si annidano diverse problematiche, non a caso denunciate da Marco Cappato nella sua battaglia per la presentazione della lista Referendum e Democrazia.

Ad oggi le forze politiche costituite in gruppo parlamentare o che hanno ottenuto determinati risultati alle scorse elezioni – fatto di per sé né nuovo né insolito – sono esentati dalla raccolta firme, mentre gli altri, principalmente forze più piccole o nuove, sono costretti a raccogliere almeno 750 firme a collegio plurinominale: oltre 36mila alla Camera e quasi 20mila al Senato per esserci in tutta Italia. Il fatto è che tali forze sono costrette a dichiarare prima di iniziare la raccolta chi siano i loro candidati, mentre chi gode dell’esenzione può farlo all’ultimo momento sfruttando il tempo per gestire equilibri ed accordi interni. Tenendo conto che i candidati uninominali, se sostenuti da più partiti, andrebbero dichiarati da tutti prima della raccolta firme, la differenza nel tempo permesso per prendere tale decisione rende di fatto altamente improbabile una coalizione tra una forza che deve raccogliere le firme e una esentata. Non è un caso che da quando esiste il Rosatellum le coalizioni siano sempre state composte solo da forze che non dovevano raccogliere firme.

Ma oltre a questo, la democrazia per funzionare deve anche saper stare al passo con i tempi: l’attuale legge elettorale non permette infatti di raccogliere le sottoscrizioni per le liste con SPID o firma digitale, come invece accade per i referendum. Questo punto, cruciale nella campagna di Cappato, ha creato ulteriori problemi a chi ha dovuto raccogliere le firme, tanto più se pensiamo che dalla pandemia di Covid sono sempre di più le azioni che si svolgono in remoto e che organizzare una raccolta di firme fisica in estate con elezioni arrivate all’improvviso ha comportato per tutti notevoli difficoltà logistiche.

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