Di Maio vuole togliere la cittadinanza a Gozi perché lavora con la Francia. E allora Savoini con la Russia?
Forti i sovranisti italiani, maccheronici nelle loro visioni e parziali nei loro giudizi avanzano baldanzosi sulle notizie del giorno cercando sempre qualche nuovo traditore della Patria, convinti come sono di esserne i detentori nonostante le travi nei loro occhi e la furfante comicità delle loro omissioni.
Così oggi il traditore è Sandro Gozi, ex sottosegretario del Pd e oggi con un nuovo ruolo in Francia nel governo di Macron, colpevole secondo questi fieri difensori dell’Italia di avere tradito la Patria e di essere portatore di indicibili interessi francesi contro la madre Patria italica.
L’argomento di per sé sarebbe risibile quanto i delinquenti commentatori di Facebook che inseguono l’odio per sfamarsi gli intestini, se non fosse che quelle critiche, quelle stesse critiche, arrivino da quella stessa parte politica che non ci vede nulla di male nell’asservimento di un ministro che sguinzaglia presunti collaboratori (eroicamente scaricati poi in un batter d’occhio) a vendere l’Italia per un sacco di rubli.
Ci si interroga insistentemente sugli interessi sotterranei di Gozi con la Francia ma si continua a credere alle bugie (perché siamo d’accordo che siano bugie, vero?) di Salvini che non racconta cosa sia successo a Mosca con lui e con il suo fidato Savoini.
Non ci si accorge che per fare un favore all’ambasciata russa si è impedito agli operai italiani di fare un legittimo sciopero, non ci si accorge che quella Francia di Macron è la stessa che si vuole accontentare con la Tav, grande opera finanziaria prima che strutturale.
Non ci si rende conto della Libia che ci prende per il naso aprendo e chiudendo il rubinetto dei migranti per esercitare pressione politica e economica e si soprassiede sull’Italia cameriera degli Usa per le basi militari disseminate nel Paese.
Sono forti i sovranisti di casa nostra, quelli che cercano disperatamente di accreditarsi con i sovranisti in giro per il mondo senza tenere conto che solidarizzare con un fiero egoista sia un buco nell’acqua assicurato.
Ciò che conta è usare il sovranismo come clava per colpire gli avversari politici e poi dimenticarsene nel caso in cui riguardi qualcuno di amico. Lo chiamano sovranismo ma è solo una petulante e provinciale cerchia di amici da difendere a ogni costo per garantirsi la preservazione del potere.
Lo chiamano sovranismo ma ha tutti i connotati di un clan: solidali con gli amici e con gli amici degli amici, ad ogni costo, anche contraddicendo se stessi. E allora val bene anche il Gozi di turno per fare un po’ di caciara e confondere le idee.