Renzi torna all’attacco, ira del premier e del M5s. Conte-ter sempre più in salita
Governo, Renzi torna all’attacco, ira del M5s: Conte-ter sempre più in salita
A due giorni dalle dimissioni, la strada di Giuseppe Conte verso Palazzo Chigi appare in salita, con Matteo Renzi che attacca gli ex alleati di governo e i responsabili del nuovo gruppo parlamentare che si manifestano a fatica. Ieri sera è stata la volta di Luigi Vitali, berlusconiano di lungo corso che ha annunciato di lasciare Forza Italia per sostenere Conte, salvo poi ritrattare poche ore dopo perché “sarebbe stato un mercenario”. I numeri quindi sono ancora insufficienti: con i 12 del nuovo “Europeisti-Maie-Centro democratico” l’eventuale Conte ter conterebbe 154 senatori in totale. Mancano ancora sette “costruttori” per arrivare a 161 senza Italia Viva e senza i voti dei senatori a vita.
E l’autosufficienza numerica è il vero sogno di Conte: andare avanti da solo, raggiungere la maggioranza assoluta e decidere solo dopo se trattare con Renzi sul governo. Lo farebbe da una posizione di forza, prendendosi la rivincita su chi invece vorrebbe di fatto la sua testa. I due non si sono ancora sentiti. Nel corso delle consultazioni di oggi – Italia Viva è attesa al Colle alle 17.30 – Renzi non farà il nome di Conte a Mattarella, ma ha assicurato anche che non metterà nessun veto. Eppure le ultime dichiarazioni del senatore di Rignano, tornato in tutta fretta da una conferenza a Ryad per affrontare la crisi, lasciano pensare il contrario, e la guerra con i suoi ex alleati sembra aperta.
Lo scontro Renzi-M5S
In un video circolato su Facebook il leader di Iv ha attaccato i tentativi di Conte di recuperare una maggioranza alternativa con giochetti di poltrone. “Scandalosi i gruppi improvvisati in Parlamento“, ha dichiarato. “Non è un problema delle singole persone, che si può risolvere con una poltrona. Noi siamo gli unici ad aver rinunciato alle nostre poltrone. In Parlamento assistiamo a un autentico scandalo, una gestione opaca, la creazione di gruppi improvvisati”, ha concluso.
“Irresponsabile, non ha a cuore il Paese”, ha subito replicato il M5S. “Matteo Renzi è tornato ad avere lo stesso atteggiamento che ha portato a una crisi incomprensibile e scellerata”, dichiarano i grillini dopo che, poche ore prima, nei gruppi parlamentari si era invece manifestata una timida apertura a Renzi. Ma lo scontro arriva come un macigno sulle trattative del Conte ter, perché la chiusura definitiva a Iv renderebbe vitale e indispensabile l’accaparramento dei costruttori. Che però non ci sono. E intanto ad Accordi e Disaccordi, Alessandro Di Battista conferma: “Per me Renzi deve restare fuori dalla porta”.
Primo giorno di consultazioni: M5S e Pd fedeli a Conte
Oggi è il giorno della verità: iniziano le consultazioni, e gli scenari sono molteplici. Conte sa che Mattarella scriverà il suo nome nelle caselle riservate a Pd, M5S e Leu, perché ognuno da parte sua ha confermato la volontà di andare avanti con il premier, l’unica possibilità per non precipitare nel caos. Per Zingaretti l’avvocato è “il punto di equilibrio”. E Di Maio lo preferirebbe anche a una sua investitura. Quando nel corso della giornata di ieri sono iniziate a trapelare voci sulla possibilità che l’attuale ministro degli Esteri assumi la carica di premier, il grillino ha replicato: “Fanno il mio nome per mettermi contro Conte”.
Le richieste di Italia Viva e le alternative a Conte
Ma quali sarebbero le alternative al primo ministro dimissionario? Se il numero di costruttori non crescesse e le forze politiche fossero costrette a trattare con Renzi, Italia Viva pretenderebbe un cambio di casacche: Paolo Gentiloni premier, per esempio, con Conte commissario europeo. E Renzi sarebbe disponibile a sostenere uno schema che vede anche Mario Draghi ministro dell’Economia, come trampolino per l’elezione al Quirinale. Ma su Gualtieri il Pd non è disposto a cedere. Potrebbe invece affidare a Iv le Infrastrutture ora in mano a Paola De Micheli, che diventerebbe capo gruppo alla Camera, mentre il M5S potrebbe concedere una staffetta tra Bonafede e Orlando al ministero della Giustizia. Poi ci sono i nodi di sempre su cui negoziare con Renzi: Tav, legge sulla prescrizione, Ponte sullo stretto.
Intanto i leader di destra predicano in pubblico la necessità di andare al voto anticipato, ma nelle sedi di partito pensano ad altro e discutono soluzioni alternative alle urne da proporre a Mattarella. Per Matteo Salvini, che ieri avrebbe sentito Renzi al telefono, la priorità è cacciare Conte da Palazzo Chigi. “Poi penseremo al resto”, dice.
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