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Governo, il M5s non vota il Dl Aiuti. Berlusconi chiede verifica di maggioranza a Draghi

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Governo, il M5s non vota il Dl Aiuti. Berlusconi chiede verifica di maggioranza a Draghi

Il governo Draghi si avvicina ancora di più alla crisi, dopo che il Movimento 5 stelle ha scelto di non prendere parte al voto sul dl Aiuti alla Camera. Il partito guidato da Giuseppe Conte ha così confermato la linea dura, lasciando l’Aula durante il voto sul provvedimento, passato con 266 voti a favore e 47 contrari.

Una presa di posizione che ha spinto Silvio Berlusconi a chiedere una verifica della maggioranza, prima ancora della resa dei conti attesa per giovedì al Senato. Secondo il Cavaliere, è necessario “comprendere quali forze politiche intendano sostenere il governo, non a fasi alterne e per tornaconti elettorali, ma per fare le riforme e tutelare gli interessi degli italiani”. Il fondatore di Mediaset ha inoltre accusato il M5s di aver commesso “un atto di schizofrenia politica e soprattutto di un vulnus grave che rende palese un deficit di responsabilità e serietà” dopo “un logorio politico prossimo all’accanimento” che ha portato il partito a “disconoscere un provvedimento fondamentale per il Paese”.

La settimana scorsa, il Movimento 5 stelle aveva già votato a favore della fiducia al governo, sfruttando il regolamento della Camera che consente di tenere voti disgiunti su fiducia e testo. Questo invece non sarà possibile al Senato, il quale si dovrà esprimere sul decreto il 14 luglio. Il provvedimento comprende diverse criticità per il M5s, tra cui una stretta su reddito di cittadinanza e superbonus, oltre a una norma per facilitare la realizzazione di un inceneritore a Roma.

Secondo il capogruppo M5s Davide Crippa, “pur rilevando l’utilità di parte delle misure”, il movimento  ha ritenuto “alcuni contenuti non coerenti”. “Il nostro sostegno al governo è stato esplicitato con il voto di fiducia”, ha sottolineato oggi Crippa in Aula, annunciando la non partecipazione al voto finale. Al Senato non sarà possibile per il M5s ritirarsi dall’Aula senza rinunciare al voto sulla fiducia al governo.

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