Il Governissimo di Draghi è nato da appena un giorno. Ma già si litiga
Nel governo Draghi è già scontro tra le forze politiche sulla gestione dell’epidemia di Covid
Il governo Draghi non ha nemmeno ancora ottenuto la fiducia in Parlamento che appare già ingovernabile: la gestione dell’epidemia di Covid, a partire dal dietrofront sulla riapertura degli impianti da sci, ha infatti subito innescato uno scontro tra le forze politiche ad appena poco più di 24 ore dal giuramento.
Le prime avvisaglie si sono verificate nel primo pomeriggio di domenica 14 febbraio quando Matteo Salvini, ospite di una trasmissione televisiva, ha attaccato il ministro Speranza e soprattutto il suo consulente, Walter Ricciardi, il quale aveva dichiarato che avrebbe chiesto a Speranza di attuare subito un lockdown duro in tutta Italia.
“È un anno che qualcuno ci dice ‘state chiusi’ – ha dichiarato Salvini – Speranza è appena stato riconfermato e io rispetto le scelte di Draghi, ma spero che a livello di squadra ci sia ascolto. Non ci sta che un consulente del ministero della Salute una mattina si alzi, e senza dire nulla a nessuno, dica che bisogna chiudere le scuole e le aziende”.
Solo un’anteprima dello scontro vero e proprio che sarebbe esploso qualche ora dopo. Nella serata di domenica, infatti, il ministro della Salute, dopo un parere negativo da parte del Cts, che solo alcuni giorni prima aveva dato il via libera alla riapertura degli impianti da sci, ha firmato un’ordinanza in cui ha bloccato lo stop alla ripresa della stagione sciistica, prevista per il 15 febbraio.
La decisione di Speranza ha provocato un vero e proprio terremoto all’interno del governo Draghi. Ministri ed esponenti della Lega hanno subito fatto sentire la propria voce, battendo i pugni sul tavolo.
“Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta. Quando si reca un danno, il danno va indennizzato, già subito nel prossimo decreto” hanno dichiarato due dei tre ministri del Carroccio al governo, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e quello del Turismo, Massimo Garavaglia.
“La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle Regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa. È prima di tutto una questione di rispetto per un sistema delicato che tanto contribuisce al benessere del Paese” hanno concluso i due.
Ben più diretti i capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che hanno affermato: “Non si può continuare con il ‘metodo Conte’, annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza. Serve un cambio di passo e rispetto per la gente di montagna e per chi lavora, oltre a rimborsi veri e immediati. Al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”.
Alle polemiche si accoda anche Italia Viva, che però si dice anche sicura che le cose cambieranno una volta che Draghi otterrà la fiducia. “Questa cosa di comunicare con 24 ore di anticipo che, smentendo tutto quanto detto finora, gli impianti sciistici non possono riaprire, sia una coda della caotica gestione del governo precedente e che lo stile da domani sarà molto diverso”.
Nuovo Dpcm anti-Covid, blocco licenziamenti, immigrazione: tutti i nodi del governo Draghi
Con il M5S dilaniato al suo interno tra chi vuole appoggiare il governo Draghi e chi vorrebbe votare contro, il Pd ancora scosso per la mancanza di ministre dem all’interno dell’esecutivo, Leu spaccato sulla fiducia al governo e la Lega, invece, che dopo il passaggio da opposizione a maggioranza ha iniziato a dettare l’agenda all’esecutivo, lo scontro sulla riapertura della stagione sciistica potrebbe essere solamente un antipasto di quello che potrebbe accadere tra qualche giorno.
Nelle prossime settimane, infatti, l’esecutivo avrà alcuni importanti nodi da sciogliere: temi sui quali le forze che sostengono il governo Draghi sono da sempre in contrapposizione.
Si inizia il 25 febbraio quando scade il divieto di spostamenti tra Regioni, anche tra quelle che si trovano in zona gialla. Ma, vero e proprio banco di prova per il governo Draghi, sarà il nuovo Dpcm anti-Covid che dovrà sostituire quello attuale, in scadenza il prossimo 5 marzo.
Il sistema a colori verrà riconfermato? E soprattutto cosa si deciderà in merito alla riapertura di palestre, piscine e ristoranti nelle ore serali? La Lega, infatti, è da sempre “aperturista” mentre nelle forze che sostenevano il Conte bis convivevano più anime, alcune delle quali “rigoriste” composte, tra gli altri, dal ministro della Salute Speranza e da quello della Cultura Dario Franceschini.
E ancora, il 31 marzo scade il blocco dei licenziamenti con le imprese che si oppongono a un nuovo blocco generalizzato per tutte le aziende e tutti i settori e i sindacati che invocano la proroga almeno fino all’estate. Posizioni diverse, che vengono ben rappresentate anche all’interno delle forze politiche che sostengono il governo Draghi.
Sullo sfondo c’è la campagna vaccinale e il ruolo del commissario Arcuri, osteggiato da Lega, Forza Italia e anche Italia Viva che ne vorrebbero il siluramento, i soldi da investire del Recovery Fund, la riforma della giustizia e anche il tema dell’immigrazione che vede Lega e Pd su posizioni diametralmente opposte.
Non a caso lo stesso Salvini oltre a Speranza ha messo nel mirino anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, alla quale ha chiesto “un cambio di passo nella lotta alla droga, alla mafia e nella gestione dell’immigrazione clandestina”.
In tutto questo il premier Mario Draghi (qui il suo profilo), che nel primo Cdm subito dopo il giuramento aveva chiesto a tutti “unità” per il bene del Paese, tace, forse in attesa di ottenere prima una “legittimazione” dal Parlamento tramite la fiducia. Ma certo è che il suo esecutivo non parte sotto i migliori auspici e che il suo governo sembrerebbe essere già ingovernabile.
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