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Home » Politica

Governo Draghi: sì ai politici, ma no ai leader. Ecco i nomi in pole

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Il cuore della squadra di governo sarà deciso nelle prossime ore da Mario Draghi in sintonia e collaborazione con il capo dello Stato Sergio Mattarella, il quale, nel suo discorso ha parlato di un “governo di alto profilo”, che non debba “identificarsi in alcuna forza politica”. Questo significa che, a meno di clamorosi colpi di scena, il nuovo esecutivo difficilmente sarà formato da politici, ma, bensì, da tecnici.

L’ex numero uno della Bce vuole una significativa presenza di donne e per dare maggiore spazio alle forze politiche potrebbe offrire loro soprattutto posti di sottosegretari. Difficile invece che entrino in Cdm i leader di partito. È probabile che i ministeri-chiave per la gestione del Recovery Fund vadano a tecnici e uomini di fiducia del professore-banchiere: al Tesoro continua a circolare il nome di Daniele Franco insieme a quelli di Dario Scannapieco e Lucrezia Reichlin; allo Sviluppo economico potrebbero andare Andrea Prencipe, rettore dell’università Luiss o Carlo Cottarelli; Enrico Giovannini al Lavoro.
Ci sarebbe spazio per un solo ministro per partito o al massimo due per quelli maggiori. I 5Stelle ambiscono a un posto per Luigi Di Maio e, nel caso di una seconda casella libera, Stefano Patuanelli o Stefano Buffagni. Sul fronte Pd circolano i nomi di Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini.

Un importante nodo da sciogliere al momento resta il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, una figura strategica per la macchina del governo. Ecco perché a meno di colpi di scena dovrebbe trattarsi di un tecnico: un giurista o un economista di altissimo livello. Non a caso girano due nomi: Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia e già ragioniere generale dello Stato, e Luisa Torchia, giurista e allieva di Sabino Cassese e Massimo Severo Giannini.

Per Forza Italia il nome più accreditato è quello di Antonio Tajani ma servono donne per non abbassare troppo la quota rosa e quindi potrebbe essere lasciato spazio a Mara Carfagna o Maria Stella Gelmini. D’intesa con il capo dello Stato il presidente incaricato potrebbe scegliere di lasciare Luciana Lamorgese al Viminale e alla Giustizia piazzare Marta Cartabia, ex presidente della Consulta. Anche alla Farnesina sarebbe destinato un tecnico, e in questo caso il nome forte resta quello di Elisabetta Belloni, segretario generale del ministero degli Esteri.

Per la Lega Giancarlo Giorgetti, ben conosciuto da Draghi, è decisamente in pole, ma si fa largo anche Giulia Bongiorno. Teresa Bellanova resta il nome più probabile per Italia Viva (in alternativa c’è Ettore Rosato).

Leggi anche: 1. Qui Radio Colle, Draghi premier ma solo se blinda già la presidenza della Repubblica (di M. Antonellis) / 2. Conflitto d’interenzi (di Giulio Gambino) / 3. Così la crisi può cambiare la corsa al Quirinale (di Stefano Mentana)

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