M5s pronto al governo col PD, ma a una condizione: “Se ci dicono no salta tutto”
È il giorno decisivo. Oggi, martedì 20 agosto, il premier Giuseppe Conte è atteso in Senato per le sue comunicazioni (qui tutti gli aggiornamenti) dopo la crisi di governo innescata da Salvini.
Il premier potrebbe dimettersi e salire già oggi al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (qui tutte le tappe della crisi). L’ipotesi al momento più accreditata è quella di un nuovo governo, stavolta tra PD e M5s.
In questo articolo vi abbiamo spiegato chi potrebbe essere il presidente del Consiglio dell’esecutivo giallorosso. I pentastellati, dopo anni di ostilità nei confronti del Partito Democratico, sembrano ormai convinti di andare al governo col centrosinistra, anche per paura di essere spazzati via alle urne in caso di voto in autunno (come testimonia questo sondaggio).
Tutto definito quindi? Niente affatto. Se anche dovesse formarsi l’esecutivo PD-M5s, sarebbero molti i nodi da sciogliere. Andrebbe, innanzitutto, definito un programma preciso, con delle priorità condivise dai due partiti.
La partita più complessa sarà infatti quella delle poltrone: andranno individuati ministri graditi sia ai dem che ai grillini (esclusi, quindi, turborenziani come Maria Elena Boschi).
Ma i pentastellati, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, hanno posto anche un’altra condizione al PD: vogliono un ministero per Luigi Di Maio. In questi giorni si è discusso molto del futuro del capo politico M5s.
Alcuni retroscena individuavano come base dell’accordo per un esecutivo giallorosso proprio l’uscita di Di Maio, tra i più polemici con il PD nel corso degli anni. Ma, a quanto pare, per i Cinque Stelle l’attuale ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico deve conservare almeno un ministero di peso.
Se la condizione non dovesse essere accettata, il governo tra grillini, centrosinistra e Leu rischia seriamente di non partire. E c’è di più: i pentastellati vorrebbero che Di Maio restasse anche vicepremier, magari con un suo omologo del Partito Democratico.
Uno schema simile a quello del governo gialloverde, con Salvini e Di Maio vice di Giuseppe Conte. Il PD accetterà queste condizioni pur di far partire l’esecutivo e di evitare le elezioni in autunno?