Il rientro di Renzi nel governo è un cavallo di Troia contro Pd e M5S
Oggi basta leggere cosa dice a La Repubblica il ministro Lorenzo Guerini (Pd), per capire cosa (non) si deve fare. “La crisi – spiega il titolare della Difesa – è frutto di incomprensibili scelte di Italia Viva. E quel partito ha la responsabilità di aver creato una crisi inspiegabile”. Da questa acuta analisi, però, inspiegabilmente, Guerini trae una conclusione del tutto illogica: “È tempo di costruttori e non di risentimenti, serve un nuovo patto aperto anche a Renzi”.
Merita di essere riportato, questo sconclusionato ragionamento politico, perché è la sintesi migliore di un sentimento schizofrenico che non è solo di Guerini, ma che in queste ore ha attraversato tutto il panorama politico informativo.
È il tema su cui hanno fatto pressione stampa e attori politici interessati. Il tentativo di Giuseppe Conte e della segreteria del Pd di salvare il governo sarebbe, agli occhi di questi geniali analisti, una strategia inspiegabile. Da un lato, per il premier, si tratterebbe di un “fatto personale”. Dall’altro, per il Pd, di una miope scelta di sacrificio: “Può il Pd morire per Conte?”, chiedeva per esempio Alessandra Sardoni a Goffredo Bettini ieri mattina.
Ma, tuttavia, la difesa della maggioranza giallorossa dalle insidie esterne e dai nemici interni era soltanto la logica protezione di una prospettiva di centrosinistra. Difendere il governo Conte, adesso, significava difendere l’uomo che aveva fatto la trattativa con l’Europa. Ma, soprattutto, difendere in prospettiva una possibile alleanza elettorale.
È esattamente per questi motivi, non per altri, che tutti i nemici del centrosinistra – giornalistici e non – hanno lavorato con metodo in direzione opposta.
Uccidere Conte significa commettere l’ennesimo delitto cannibalistico dal governo Prodi in poi. Uccidere Conte, oggi, e chiedere al premier di fare buon viso a cattivo gioco, tornando a convivere con Renzi (ovvero con il proprio serial killer), come se fosse un gesto di grande magnanimità, serve a chi vuole smontare questa maggioranza, e questo premier, per costruire altri scenari. Non solo oggi, ma in prospettiva.
C’è chi sogna governissimi, chi vuole spaccare il Pd e il M5S, chi desidera incassare – insieme alla testa di Conte – la certezza che si torni alla palude in cui (tagliando le ali) le differenze fra destra e sinistra scompaiono. Ecco perché la pretesa di un “reincarico”, da parte di Conte, non è un curioso delirio personalistico, ma un gesto di chiarezza. Ed ecco perché un altro gesto di chiarezza sarebbe quello di non mettersi in casa chi questa crisi l’ha prodotta.
Il perché lo capisce anche un bambino, lo capiscono tutti gli italiani, speriamo che lo capiscano anche le volpi di Palazzo. Se ti metti in casa chi ha provato ad ucciderti, il quale torna solo in nome del potere, significa incentivare costui a ripetere la sua impresa. Questo di sicuro non serve alla maggioranza giallorossa. Ma, a ben vedere, non serve nemmeno agli italiani.
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