Giustizia, tra i reati esclusi dall’improcedibilità manca il disastro ambientale. Europa Verde: “Rischio impunità”
Dopo l’ennesima giornata di contrattazioni febbrili e veti incrociati, la riforma della Giustizia sembra aver trovato una sintesi. Il testo fuoriuscito dal Consiglio dei Ministri di ieri è un insieme di emendamenti e contro-emendamenti su cui i partiti avrebbero trovato un accordo unanime e su cui si sono detti pronti a ritirare le centinaia di richieste di modifica avanzate in Aula.
Giustizia, cosa prevede il testo della riforma
La riforma, che approderà alla Camera per il voto alle 14 di domenica 1 agosto, propone di ridurre del 25 per cento i lunghi tempi del processo penale italiano e per farlo ricorre al concetto di improcedibilità: tempi fissi (due anni dal ricorso in appello e uno dal ricorso in Cassazione) oltre i quali il processo non sarà, appunto, più procedibile e dunque si estinguerà, salvo per reati gravi o processi complessi per cui i termini sono prorogabili rispettivamente di un anno e di sei mesi.
Le regole riguarderanno solo i reati “commessi dopo il primo gennaio 2020” e la riforma entrerà in vigore “gradualmente, per consentire agli uffici giudiziari di organizzarsi, anche tenendo conto dell’arrivo dei 16.500 assistenti giudiziari e delle 5mila unità di personale amministrativo”, recita la nota inviata ieri da Palazzo Chigi. Motivo per cui il ddl definisce un regime transitorio, che riguarderà i processi scaturiti dalle impugnazioni sollevate fino al 31 dicembre 2024.
Restano esclusi dall’improcedibilità i reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale, traffico di droga gestito dalle mafie, che trovano una corsia speciale di giudizio, in linea con le richieste del M5S per quanto riguarda mafia e terrorismo e con gli appelli della Lega a includere anche quelli per violenza sessuale e traffico di droga. Per queste fattispecie i termini di base saranno gli stessi, ma le proroghe (sempre di un anno e di diciotto mesi) sono rinnovabili all’infinito. Di fatto, quindi, questi processi possono non estinguersi mai. “L’obiettivo è garantire una giustizia celere, nel rispetto della ragionevole durata del processo, e allo stesso tempo garantire che nessun processo vada in fumo”, ha spiegato Cartabia.
Tra i reati esclusi dall’improcedibilità manca il disastro ambientale
Eppure il rischio è che reati altrettanto gravi e che comportano accertamenti tecnici e giuridici complessi restino sì impuniti. Tra la lista dei reati esclusi dall’improcedibilità ci sono quelli ambientali, nonostante gli appelli arrivati delle associazioni nell’ultima settimana. Solo due giorni fa Legambiente, WWF e Greenpeace avevano chiesto alla ministra Marta Cartabia e al premier Mario Draghi di non procedere al “colpo di spugna” sui reati ambientali che “minacciano la salute dei cittadini, la buona economia e la sicurezza del nostro Paese. “Il Governo inserisca i delitti ambientali introdotti nel nostro Codice penale tra quelli di particolare gravità e complessità che richiedono tempi più lunghi per lo svolgimento delle indagini e dei processi”, recita la nota inviata a via Arenula dalle tre associazioni. Un appello rimasto inascoltato.
A denunciarlo al Fatto Quotidiano oggi il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, secondo cui “i reati ambientali sono odiosi e pericolosi al pari di quelli di mafia perché mettono a rischio la salute e la pubblica incolumità oltre a distruggere ecosistemi.” Per spiegarlo Bonelli fa l’esempio di Ambiente Svenduto, il processo per concorso in associazione finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro nei confronti degli ex proprietari dell’Ilva di Taranto, che ha coinvolto oltre 40 imputati. “Un processo estremamente articolato rispetto al quale una tempistica eccessivamente contratta porterebbe non a un processo breve, ma alla morte del processo stesso, in assenza di un rafforzamento degli uffici giudiziari”, ha osservato.
Come sottolineato da Wwf e Greenpeace e Legambiente, anche i roghi della Sardegna che nelle scorse settimane hanno bruciato 20mila ettari di terra hanno le dimensioni di un disastro ambientale che, nel caso in cui emerga un’origine dolosa, con le nuove regole rischia di essere prescritto per mancanza di tempo e risorse in un sistema che conta uno dei più bassi numeri di magistrati in Europa: 12 ogni 100mila abitanti.
“I processi devono essere veloci – ha spiegato Bonelli – ma questo non può realizzarsi solo con l’accorciamento dei tempi, ma anche con una nuova organizzazione della magistratura, a partire dal personale. Processi che riguardano i disastri ambientali e sanitari non possono portare a una prescrizione senza che sia accertata la responsabilità”, ha aggiunto. Ma nessun partito fino ad ora si è intestato una simile battaglia, e il tempo per approvare il ddl sta per scadere. La riforma è calendarizzata in Aula alla Camera domenica 1 agosto alle 14, con il voto delle pregiudiziali presentate da L’Alternativa c’è. Dopo le pregiudiziali si proseguirà all’esame della riforma.