Gallera: “Stanco? Vero, ma avrei continuato. I dati della Lombardia erano giusti, ha sbagliato l’Iss”
L'ex assessore al Welfare della Regione Lombardia è tornato a parlare in tv da quando ha lasciato l'incarico e racconta la sua verità, senza rinunciare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe
Giulio Gallera torna a parlare in tv
L’ex assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera è tornato a parlare in tv da quando ha lasciato l’incarico per via del rimpasto che ha sancito l’ingresso di Letizia Moratti nella giunta regionale guidata dal leghista Attilio Fontana. Ospite della trasmissione “Iceberg”, su Telelombardia, Gallera racconta la sua verità, senza rinunciare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Così, commentando le parole del governatore Fontana che al momento del rimpasto lo aveva definito “stanco”, Gallera afferma: “Ero stanco era evidente, ma ero pronto a continuare nonostante la fatica“. Resta il dubbio che sia stato proprio Matteo Salvini a mandarlo via. In merito alla frase “Non faccio rientrare i medici dalle ferie per le vaccinazioni” pronunciata da lui stesso in un’intervista alla Stampa, Gallera oggi si difende e dice che era stata condivisa in precedenza con Fontana. Anche se la Lega quello stesso giorno si era affrettata a prendere le distanze proprio da quelle dichiarazioni.
L’ex assessore parla anche di un accanimento mediatico nei suoi confronti e ammette: “Io in coscienza ho fatto il meglio che si poteva fare. Errori se ne commettono è normale ma non ho niente da rimproverarmi sulle cose importanti e strutturali. Ho fatto il massimo che si poteva fare. Con gli strumenti che avevamo abbiamo fatto il massimo”.
Parlando del suo successore, Letizia Moratti, le augura “di non avere il linciaggio mediatico che ho avuto io” e racconta di essere stato contattato dopo aver lasciato l’assessorato. “Mi ha chiamato lei, ci siamo parlati ma non siamo riusciti a vederci. Mi ha detto: ti sono vicino, so del grande lavoro che hai fatto. Mi ha detto che ho fatto un buon lavoro. Parole che ho apprezzato. Anche Berlusconi mi ha chiamato quando ho lasciato l’incarico, mi ha espresso vicinanza umana. Mi ha chiesto di dare un contributo a livello nazionale vista l’esperienza maturata nella sanità. Mi è stato sempre vicino”.
Quanto ai progetti per il futuro, Gallera aggiunge: “Nella politica uno non può pensare di essere eterno”. Ma alla domanda su un’eventuale candidatura a sindaco di Milano lascia aperto il campo. “Conosco la mia città al meglio ma adesso tiro il fiato poi vedremo cosa accadrà”.
Sulla vicenda della Lombardia diventata zona rossa per errore, Gallera spiega: “I nostri dati sono sempre stati ritenuti corretti dall’Iss. Mi sono stupito di quello che hanno detto. Regione Lombardia non ha sbagliato, ha sbagliato l’Iss a elaborarli. I dati che mancavano sono sempre stati corretti”.
E sul suo operato Gallera aggiunge: “L’unica cosa è stata l’infelice semplificazione sull’RT. Ma era tale la voglia di comunicare che lo sforzo dei lombardi era servito a qualcosa che ho semplificato”. Quella fu la prima vera gaffe dell’assessore lombardo avvenuta a maggio, in piena emergenza. Le parole di Gallera sollevarono un vero e proprio caso dopo che TPI pubblicò il video con la sua esilarante spiegazione: “0, 51 cosa vuol dire? Che per infettare me, bisogna trovare due persone allo stesso momento infette, e non è così semplice trovare due persone allo stesso momento infette per infettare me”, aveva detto l’assessore. “Quando è a 1 vuol dire che basta che incontri una persona infetta che mi infetto anche io”.
Un discorso che non stava in piedi, perché l’indice Rt cui l’assessore faceva riferimento è un valore statistico che esprime quante persone potenzialmente può infettare un soggetto positivo in termini di probabilità. L’assessore, invece, aveva trasformato una valutazione statistica in una questione di “prossimità”. Non è vero infatti che con Rt a 1, una persona infetta contagia sempre una persona sana che incontra. Né è possibile pensare che con Rt a 0,51 l’incontro tra un solo infetto e un sano produce un “mezzo infetto”, dal momento che questo è impossibile.
Dopo la pubblicazione del filmato, Gallera aveva anche attaccato il nostro giornale parlando di “pseudo-giornalisti”. A replicare era stato il direttore di TPI Giulio Gambino, con un editoriale intitolato “Per contagiare lo pseudo-assessore Gallera servono due infetti. Per salvare la Lombardia bastano due dimissioni” (qui il confronto tra Gallera e Gambino ad aprile a Quarta Repubblica).