I giovani di InOltre rispondono al PD: “Più che malattia, il problema è l’anestesia”
L’associazione InOltre – Alternativa Progressista risponde alle parole del segretario del Pd che ieri in un tweet aveva scritto: “Il Pd da quando è nato, 14 anni fa, è l’unica grande casa dei democratici e progressisti italiani. Sono orgoglioso di esserne il segretario pro tempore e di portare avanti questa storia nell’interesse italiano. Nessuna malattia e quindi nessuna guarigione. Solo passione e impegno”. Riceviamo e pubblichiamo la risposta di InOltre.
“Se il Partito Democratico non si darà una linea politica e valoriale, al posto di ridursi al partito responsabile del governo, continuerà a subire riforme come quella del fisco, che ha ridotto la progressività e aiutato le fasce medio-alte. Continuerà a parlare di lavoro, senza prendere concrete misure per i giovani e per i lavoratori. Sui diritti e i temi etici prevarranno le omissioni come l’assenza di posizione su matrimonio egualitario e adozioni, legalizzazione cannabis e eutanasia. Il Presidente della Repubblica si è soffermato a lungo sui giovani, portatori di “originalità e creatività” perché figli di un tempo diverso da quello dei loro predecessori. Tanti di loro sono precari e non hanno la libertà economica per interessarsi alla cosa pubblica, per costruire una famiglia.
Il silenzio sulla transizione ecologica, in questa legge di bilancio ancora una volta non c’è il graduale taglio agli oltre 19 miliardi di sussidi che ogni anno diamo alle attività ambientalmente dannose. L’alibi del governo di unità nazionale non regge più, perché certe posizioni sono irrisolte anche all’interno del partito. Se il PD non assolverà al suo ruolo di forza aggregante e di guida di un campo largo, se non farà propria la battaglia sulla redistribuzione e della solidarietà sarà il principale responsabile della sconfitta del 2023, consegnando il Paese alle destre. Il mondo dell’associazionismo totalmente ignorato ad oggi non viene coinvolto nell’elaborazione di una visione comune.
Le agorà stanno sempre più risultando un esercizio di democrazia recitativa, di fronte a una platea di iscritti che si riduce e si sfila soprattutto nelle periferie del Paese. Nel voto di Roma il partito, al netto delle liste civiche, ha preso il 16%, un dato che dovrebbe preoccupare, far riflettere e RIDESTARE verso più alte pretese. Sarà scomodo dirlo, ma a un anno dalle potenziali elezioni, salvo imprevisti, questa la fotografia e il consiglio più autentico da parte di chi crede che i temi e le battaglie vengano prima delle sigle”.