Giorgetti: “In Europa la Lega non può dire sempre no. Politica non è regno delle utopie e delle illusioni”
“Sul Recovery fund non c’è spazio per una posizione ideologica; ciò che è bene per il nostro Paese è preminente su tutto. L’interesse nazionale è al di sopra di ogni polemica politica e noi dobbiamo essere pronti a votare un provvedimento che vada in quella direzione. Come, del resto, stiamo già facendo all’insaputa dei medi su altri temi importanti tipo agricoltura e autotrasporto”. Segnali di apertura dal responsabile Esteri della Lega Giancarlo Giorgetti che in un’intervista al quotidiano La Verità racconta le posizioni della Lega in Europa e cosa è emerso dalla riunione con i 28 europarlamentari.
“É stata una bella riunione, positiva e propositiva. È stato il primo di una serie di incontro per meglio coordinare il loro lavoro in Europa ed evitare incidenti che nascevano da mancate comunicazioni come l’astensione alla condanna di un dittatore come Lukashenko. Era necessario mettere insieme meccanismi di controllo e indirizzo, abbiamo cominciato a farlo. E continueremo”, afferma Giorgetti.
“Ho ribadito che non ho mai detto che bisogna entrare Ppe. Sfido chiunque a trovare una mia dichiarazione in tal senso. Poi, è chiaro che il baricentro dell’unione europea è il Ppe e la direzione è quella che decide di prendere il Ppe. Poiché il Ppe si muove verso la Cd, l’unione Cristina-democratica tedesca, è inevitabile che ci sia una grande attenzione da parte nostra al congresso della Cdm di fine anno. La Lega è consapevole che la politica non è il regno delle utopie e delle illusioni, dobbiamo essere pragmatici per diventare attori della politica italiana ed europea, e cogliere i cambiamenti in atto dentro l’Unione su temi fondamentali che fino a tre anni fa erano considerati tabù. Adesso non lo sono più”.
Per Giorgetti “La Bce è diventata prestatrice di ultima istanza e questo è un cambio clamoroso. Il Recovery fund è una sterzata in rapporto alla politica di sola austerity che la Lega ha sempre combattuto. Dobbiamo capire che non ha senso dire sempre no”. Perché il sottosegretario è convinto che l’Europa può cambiare anche sui temi più ostici, come l’immigrazione. “Ma può sempre accadere che lo faccia, come è avvenuto per le politiche monetarie. E comprenda che una regolamentazione seria e rigorosa dei flussi sia una soluzione vincente per tutti”.
E sul Covid afferma: “Tema delicatissimo che tocca le libertà individuali. La tutela della salute è fondamentale, ma chi stabilisce che è così in pericolo da compromettere le libertà delle persone? Fino a prova contraria siamo ancora in una democrazia liberale. In Cina e in Russia è più facile far entrare lo Stato nelle abitazioni. In Corea del Nord non c’è neppure un caso. La imitiamo? Non mi pare un buon modello”.