Le vie del Quirinale sono infinite: e se toccasse a Gianni Letta?
Se la candidatura di Mario Draghi al Colle dovesse risultare più difficile del previsto dopo aver assunto la guida di un governo il cui scopo (gestione della pandemia, Recovery Plan) non si può esaurire al febbraio 2022, oltre alla pletora di candidati targati PD (Veltroni, Franceschini, Castagnetti, Gentiloni, Prodi, Sassoli ed altri ancora) restano sul campo tre ipotesi: A) rinnovo “alla Napolitano” cioè per un anno di Mattarella – ipotesi possibile ma piuttosto difficile, Mattarella ha già fatto sapere di non essere interessato al bis, anche se sarebbe l’unica carta che gli attuali partiti possono giocare per evitare elezioni anticipate e tenersi stretto il seggio fino al 2023.
B) Cartabia, ma i partiti se la sentono di dare il potere quirinalizio per sette anni a una professoressa che per loro è sostanzialmente una sconosciuta e molto probabilmente tale rimarrà anche dopo questa breve parentesi governativa insieme?
C) un esponente gradito anche al centrodestra; sarebbe una vera novità, la prima volta da tempo immemorabile. Qui i candidati sono pochissimi, ci spera molto Silvio Berlusconi ma tutti sanno (anche lui in verità) che la sua candidatura risulterebbe troppo divisiva e non avrebbe i voti necessari in questo Parlamento.
Restano Letizia Moratti (molto dipenderà anche da come si sta comportando ora in Regione nella grande confusione della sanità lombarda) e soprattutto Gianni Letta che alla vigilia degli 86 anni è più lucido e tonico che mai. E sta tessendo una tela che tocca anche buona parte del Pd, il gruppo di Di Maio e, ovviamente, i centristi.
Resta una certa freddezza con la Lega di Salvini e questo potrebbe costituire un vero ostacolo. Ma da qui a febbraio prossimo ci sarebbe tutto il tempo di ricostruire buoni rapporti favoriti anche dalla svolta governista ed europeista di Matteo Salvini. E chi li conosce, giura che la cosa farebbe piacere a entrambi.
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