Genitori di Regeni denunciano il governo per la vendita di armi all’Egitto: cosa rischia ora l’Italia
I genitori di Giulio Regeni intendono denunciare il governo per l’export di armi verso l’Egitto e violazione della legge 185 del 1990. Ma cosa dice quella legge e a cosa va incontro il Governo? Lo avevamo anticipato in un articolo di giugno 2020. Ecco di cosa si tratta
I genitori di Giulio Regeni intendono denunciare il governo per l’export di armi verso l’Egitto. Claudio e Paola Regeni hanno spiegato di aver presentato un esposto-denuncia contro lo Stato italiano per violazione della legge 185/90 che vieta l’esportazione di armi “verso Paesi responsabili di violazione dei diritti umani accertati dai competenti organi e il governo egiziano è tra questi”. Il riferimento è alla commessa miliardaria che l’Italia ha chiuso con l’Egitto e che prevede la vendita di due fregate multiruolo Fremm, originariamente destinate alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma anche altre quattro navi e 20 pattugliatori (che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani), 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346.
Le possibili violazioni di legge
Come spiegava a TPI Andrea Maestri, avvocato cassazionista, ex deputato di Possibile, già membro della Commissione Giustizia della Camera, le possibili violazioni di legge da intercettare nella conclusione dell’accordo sono molteplici. “Se si volesse davvero applicare la legge 185 del 1990 – che regolamenta le esportazioni di armamenti – basterebbe pensare che già di per sé la legge tende a ricondurre in un ambito molto residuale la produzione di materiale bellico. Addirittura la 185 afferma che l’obiettivo finale dovrebbe essere la riconversione di queste industrie per arrivare a quel pieno rispetto dei principi contenuti nella nostra Costituzione, a cominciare dall’articolo 11 e dal ripudio della guerra e della violenza come metodo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Violazione della legge 185 del 1990
Bisogna distinguere tre livelli di approfondimento: il primo riguarda la conformità o meno di questa grande commessa militare rispetto alla politica estera italiana, alle alleanza, alle politiche geostrategiche del nostro Paese. “Da questo punto di vista ci sono certamente aspetti che riguardano più che altro la dinamica governo-parlamento e la formulazione di indirizzo politico che prevede un minimo di discrezionalità. Ma nell’articolo 1 della legge 185, al sesto comma, i divieti sulle esportazioni sono espliciti e chiari: entra così in gioco la responsabilità di chi fornisce l’autorizzazione all’esportazione di armamenti al Paese (l’Egitto) che – essendo alleato con i sauditi in guerra con lo Yemen, essendo alleato di Haftar in una guerra civile in Libia – è sicuramente coinvolto in scenari militari bellici, ossa uno degli espressi divieti previsti dalla norma”, spiega Maestri. Questa sarebbe la prima violazione, che non è, appunto, una libera opzione che un governo di destra o di sinistra poteva operare in una direzione piuttosto che in un’altra. Qui siamo in un’esplicita, dolosa violazione di una norma che vieta espressamente di fornire armamenti a un Paese che si trova in una situazione come quella egiziana. Questo espone a sanzioni e a responsabilità i funzionari che autorizzano l’operazione. Secondo Maestri, la questione sarebbe da sottoporre al vaglio della magistratura, in quel caso si potrebbe concretizzare anche l’ipotesi di abuso d’ufficio.
Violazione dei diritti umani
“In questa fattispecie si può far rientrare anche la violazione dei diritti umani: essendo l’Egitto un Paese che viola in maniera conclamata i diritti umani, c’è un espresso divieto di fornire armamenti a Paesi che violino sistematicamente i diritti umani e le convenzioni internazionali in materia”. Questo è il secondo vulnus di palese violazione.