Generazione Itaca, The Good Lobby e Voto Dove Vivo rilanciano il voto fuori sede nonostante gli stop del Ministero dell’Interno
«L’Italia è l’unico paese in Europa, esclusi Malta e Cipro, a non permettere il voto fuorisede. Un’assurdità, soprattutto se consideriamo che i fuorisede sono prevalentemente studenti e giovani lavoratori, le cui istanze vengono sistematicamente sottorappresentate nelle istituzioni. Purtroppo, annunciando che il voto fuori sede sarà reso possibile soltanto per i referendum, il Governo e la maggioranza stanno tradendo la fiducia dell’elettorato ancora una volta. Noi di Azione siamo al fianco delle associazioni giovanili che vogliono far sentire la loro voce nelle istituzioni e faremo di tutto per far cambiare idea a Giorgia Meloni e al suo Ministro dell’Interno» è quanto affermato dall’On. Giulia Pastorella (Azione – Italia Viva), promotrice della conferenza stampa “10 politiche per il futuro”.
Durante la conferenza stampa è stato presentato un decalogo di proposte per promuovere le politiche giovanili in Italia a partire da istruzione, innovazione e ricerca, lavoro e imprenditoria giovanile, pubblica amministrazione, sanità, famiglia, infrastrutture e casa. Tali idee sono il frutto di un tavolo di lavoro organizzato da Generazione Itaca, associazione impegnata nel rappresentare le istanze giovanili presso le istituzioni, in partnership con The Good Lobby e il Comitato Voto dove Vivo, che ha coinvolto più di 20 ulteriori associazioni giovanili aderenti.
«Il coinvolgimento dei giovani nel dibattito politico può contribuire a costruire una società più consapevole delle esigenze delle generazioni future. Infatti, il loro diritto di voto influisce notevolmente sul dibattito pubblico e aumenta l’attenzione su questioni che riguardano le politiche giovanili e le politiche a impatto a lungo termine. In questo modo, la partecipazione dei giovani al voto è una necessità per creare una società responsabile. Per questo motivo, abbiamo deciso di definire le nostre proposte non come semplici politiche giovanili, ma “politiche per il futuro”. Perché quello che chiediamo tutti è solo questo: più attenzione al futuro che stiamo costruendo e agli effetti a lungo termine delle scelte che compiamo oggi» hanno spiegato i rappresentanti delle associazioni coinvolte. E sul voto fuorisede hanno aggiunto: «Bene che il dibattito stia proseguendo, ma parlamentari e il Viminale devono seriamente impegnarsi perché la legge valga almeno per le elezioni Politiche, Europee e Referendum».
È poi intervenuto l’On. Toccalini (Lega), che si è invece focalizzato sulle proposte legislative presentate fino ad oggi relativamente al voto fuorisede, sostenendo che «ogni anno, a ogni elezione, ci confrontiamo con il problema del voto fuorisede. Ogni anno la risoluzione viene puntualmente rinviata a un’occasione successiva. È giusto che i ragazzi possano votare per il proprio territorio anche vivendo in un’altra città o un’altra regione. Abbiamo dunque il dovere di risolvere ora questo problema: il Parlamento si deve unire per dare dei contorni chiari alla normativa, e lasciare che sia poi il Ministero degli Interni a entrare nei tecnicismi».
L’On. Quartapelle (Partito Democratico) ha quindi aggiunto: «Il Pdl Madia facilita il voto soprattutto per le categorie meno privilegiate e per i giovani, che oggi soffrono di più dalla mancanza della possibilità di votare fuori sede. Non possiamo accettare che ci siano veramente “difficoltà insormontabili” di burocrazia ad impedirlo. La burocrazia nasce per mettere la società moderna nelle condizioni di funzionare. Se una soluzione non viene trovata, è perché non si è provato, o voluto, abbastanza».
Ha proseguito l’On. Baldino (M5S): «Senza tergiversare oltre, è questa la legislatura in cui il sistema di voto nel nostro Paese si deve evolvere. Ostacolare, o non facilitare, in qualunque modo il diritto di voto di un cittadino significa ostacolare il suo contributo alla costruzione del Paese che verrà. È inaccettabile. Tutti i cittadini italiani devono poter esprimere il proprio diritto di voto a prescindere dal luogo in cui vive nel rispetto dei principi di rappresentatività e segretezza. E tanto è stato oggetto di ampio accertamento tecnico e giuridico nella scorsa legislatura. Ora servono solo impegno e volontà politica. Il M5S li ha manifestati chiaramente chiedendo l’istituzione del “voto anticipato presidiato”, come previsto nel libro bianco sull’astensionismo, con una proposta di legge a mia prima firma. Proposta che ha però vergognosamente registrato, nei giorni scorsi in commissione Affari costituzionali alla Camera, lo stop del centrodestra. Colpevolmente, dunque, manca la volontà del governo per la salvaguardia di un diritto costituzionalmente garantito».
«Serve una politica che metta questa riforma fra le priorità» ha aggiunto l’On. Magi (+Europa) «auspico quindi che finalmente ci sia trasversalità sul tema. Tuttavia, il lavoro da fare è molto più ampio: per questo ho proposto l’inserimento dell’equità generazionale in Costituzione. Ritengo che nessuna legge debba più essere fatta a debito da scaricare sulle ragazze e i ragazzi che vorrebbero lavorare e avere un futuro nel nostro Paese».
L’On. Evi (Alleanza Verdi e Sinistra) ha poi dichiarato:«L’astensionismo è spesso causato da una forte disaffezione alla politica, che non ha più credibilità. Per ripartire, dobbiamo ricominciare da qui: serve permettere a chi vuole votare di votare. Questo sarà un banco di prova fondamentale per la politica, che potrà perlomeno iniziare a contrastare l’astensionismo involontario. È già uno scandalo essere fra gli ultimi in Europa a non garantire forme di partecipazione democratica per i fuorisede».
Ha infine concluso Nicola D’Ambrosio, Presidente Nazionale di Azione Universitaria: «Gli ultimi vent’anni ci hanno chiaramente posti dinanzi all’urgenza dell’accessibilità al diritto di voto per i fuorisede: cambia la fluidità degli spostamenti, passando dall’essere un fenomeno straordinario a ordinaria amministrazione. La volontà politica condivisa da tutti gli attori in campo deve essere quella di mettere sul tavolo interventi mirati che semplifichino l’accesso al voto di tutti i cittadini lontani dal proprio luogo di residenza. La risoluzione può esserci solo con un’attenta analisi che sia scevra da valutazioni precipitose e soprattutto che passi in Parlamento».